COPENHAGEN 2001 | Ordine Architetti di Como
Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori della Provincia di Como
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Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori della Provincia di Como

COPENHAGEN 2001

ico_viaggicopenaghen[1] dal 3 al 7 Giugno, viaggio studio in Danimarca

VIAGGIO STUDIO COPENHAGEN 2001 – I itinerario

COPENHAGEN – Kastrup

VILHELM LAURITZEN STUDIO
Copenhagen Airport – Terminai 3
Aeroporto

Il terminal 3 dell’aeroporto di Copenhagen costituisce il punto focale per lo smistamento di tutto il traffico proveniente dalla stazione centrale di Copenhagen.
Il Terminai 3 e la stazione Copenhagen Airport sono il risultato di due progetti dello studio Vilhelm Lauritzen Studio 45, che attraverso l’uso sapiente dei materiali e della luce naturale riesce a donare ad entrambe le idee concepite un senso di spazio e di attesa per gli avvenimenti futuri.
Il terminai 3 dell’aeroporto appare come una perfetta sintesi di forma e funzione, che si espleta attraverso il rispetto della tradizione dei grandi maestri, quali, ad esempio, Gunnar Asplund e Alvar Aalto, reinterpretati per mezzo delle possibilità offerte dal campo, sempre più in evoluzione, dell’ingegneria.
Il progetto di questo nuovo terminal risulta essere intimamente correlato con gli uffici e le funzioni dei terminal i e 2 già esistenti, e per questo posto in una zona che risulterà essere strategica in quanto centrale, rispetto ai due sopra menzionati ed il terminal 4, di futura, ulteriore espansione.
Un sostanziale incremento dei passeggeri ha motivato la necessità di un aumento dell’area aeroportuale, in relazione anche ad una sua connessione con il traffico su rotaia.
Per tutti questi motivi, il Terminai 3 risulta essere l’espressione delle diverse categorie di passeggeri che vi transitano e la sua geometria triangolare ne è l’espressione fisica: la hall degli arrivi viene così localizzata nella vasta zona che sta alla base dei triangolo, attraverso la quale devono passare tutti i passeggeri in transito nazionale; l’area di partenza, invece, occupa tutta la zona centrale del triangolo, mentre l’area destinata ai passeggeri in arrivo con i treni, è di dimensioni decisamente inferiori (pori a circa il 15% dell’intera zona), in quanto tale ne è il suo utilizzo.

 

COPENHAGEN – Kastrup
VILHELM LAURITZEN STUDIO
Station Copenhagen Airport, Kastrup
Stazione ferroviaria

La stazione di Kastrup è stata pensata come una piattaforma con due binari, alla quale fa da copertura una grossa pensilina vetrata che si collega alle strutture degli spazi della ferrovia attraverso una serie di travi longitudinali di acciaio: in questo modo si permette sia alla luce che all’aria di filtrare naturalmente. Come per il progetto del Terminal 3, traspare come particolare attenzione sia stata posta sia alla scelta dei materiali che all’uso sapiente della luce (non solo quella naturale diurna, ma anche quella notturna dei percorsi che vengono puntualmente evidenziati).
In diverse zone dell’aeroporto, inoltre, compaiono anche opere di numerosi artisti, a sottolineare ulteriormente la sensibilità del popolo danese nei confronti sia dell’arte che dell’architettura.

COPENHAGEN – Indre By

ARNE JACOBSEN, DISSING+AEITLING A/S
Banca nazionale di Danimarca

L’architetto Arne Jacobsen riceve l’assegnazione del progetto dopo un concorso od inviti tra architetti Danesi; dopo la suo morte, nel 1971 l’edificio è stato completato da Hans Dissing e Otto Weitling.
Il nuovo progetto sostituisce l’edificio dello banca di 3. O. Herholdt edificata nel 1870 ispirata od un palazzo fiorentino.
Lo schema generale del nuovo complesso è costituito da un edificio per uffici, da una zecca e da un cortile protetto per il trasporto della voluta. L’impianto dettagliato è riservato dato la natura dell’edificio.
L’architettura esterna rispecchia le caratteristiche di segretezza e riservatezza proprie delle funzioni interne; le facciate sono suddivise da vetri oscuri e da un rivestimento in pietra che conferiscono un aspetto austero.
L’entrata principale è estremamente discreto; lo spazio immediatamente al suo interno, l’atrio – uno dei pochi ambienti accessibili al pubblico – è alto 2mt e si estende per tutta l’altezza dell’edificio) costituito da sei piani. La ‘barriera’ di ingresso è appesa al soffitto dello hall attraverso fili di acciaio. I muri e i pavimenti sono ricoperti do marmo norvegese mentre gli interni della banca sono rivestiti do pannelli in legno di pero. L’unico oggetto fisso nello spazio è un’esile scala di vetro e acciaio, situata all’estremità opposta dell’entrata, che sembro) scomparire verso l’alto nell’oscurità del soffitto.
Anche i tre giardini sono stati progettati dallo stesso Arne Jacobsen con Eywin Langkilde.

COPENHAGEN – Indre By

SCHMIDT, HAMMER & LASSEN K/S Royal Library – New Extension
Biblioteca,
1999
Nel 1993 SCHMIDT, HAMMER & LASSEN K/S vinsero il concorso Europeo promosso dal Ministero della Cultura Danese e dalla Royal Library per l’ampliamento della biblioteca di Copenhagen.
Quattro elementi compongono la biblioteca: il vecchio edificio disegnato nel 1906 da H.J. Holm, il piccolo ampliamento del 1968 (the Hansen Building), il ponte di vetro ed il nuovo ampliamento meglio conosciuto come ‘The Black Diamond”.
Situato tra il centro di Copenhagen e la zona portuale, la biblioteca si pone in stretta relazione con l’acqua sulla quale si affaccia. Si tratta di un edificio asimmetrico disposto su sette livelli che dall’esterno appare obliquo, chiuso e compatto.
Mentre 1 edificio di Holm si appoggia al suolo il Black Diamone sembra galleggiare su di un nastro di vetro sopra la terra, rotto sul fronte del fiume da una spaccatura vetrata. Diventa punto di riferimento forte per la città in quanto costituito da elemento formali e da materiali che rompono con l’intorno e che creano una dialettica di contrasti tra il vecchio ed il nuovo: brillanti facciate di granito nero contro le opache facciate in mattoni rossi, movimento contro forme rigide, asimmetria contro simmetria.
Gli edifici che compongono la biblioteca sono connessi tra loro mediante un asse strutturale di distribuzione interna, che li attraversa in direzione città-mare. Questi prende origine dalla vecchia hall d’ingresso dell’edificio di Holm, attraversa l’Hansen Building , “passa sopra” la strada (Christians Brygge), attraversa l’atrio del Black Diamond a arriva direttamente al mare.
Att aversondo il nuovo edificio lo rompe in due parti e funziona come elemento forte di organizzazione spaziale e funzionale.

New Extension

La nuova entrata principale alla biblioteca domina Søren Kierkegaards Plads, che è perpendicolare all’asse nord-sud. Il Foyer è l’elemento centrale di distribuzione interna con tutte le attrezzature culturali aperte al pubblico. Da qui si accede direttamente al caffè-ristorante, alla libreria, alla Queen’s hall e partono i collegamenti con i livelli superiori. E’ uno spazio compresso, ma ampio, spazioso, luminoso e accogliente, dove il rapporto tra l’altezza e l’oggetto delle pareti inclinate induce ad un movimento “in avanti” sospingendo cioè il visitatore alle rampe che portano ai piani superiori, permettendone una chiara lettura spaziale e distributiva.

I piani superiori si affacciano direttamente sul Foyer con le loro balconate, creando così un movimento ascendente. Attraverso le rampe nel Foyer, si accede al piano più importante della biblioteca, quello che ospita le sale di lettura e dal quale parte il ponte di collegamento con la biblioteca di Holm sopra la Christians Brygge. Le sale di lettura si affacciano sull’atrio, sulla luce e sull’acqua.
Il ponte conosciuto come Lending Bridge, è caratterizzato da una vasta superficie di vetro che offre la vista dalla città all’interno dell’edificio, segna apertura verso la città.
Ad un livello superiore, due ponti collegano il Black Diamond con i’ Hansen Building.
La luce gioca un ruolo importante nella concezione dello spazio e arrivo da due punti: dall’alto attraverso l’ampio lucernario, e dal basso attraverso il riflesso dell’acqua. Il tentativo di distribuire la luce diversa in ogni momento della giornata e nell’arco dell’anno in ogni angolo dell’edificio, è risolta attraverso le balconate che si restringono verso l’alto comprimendo lo spazio verso il basso e dilatandolo verso l’alto. Alle scaffalature sono riservate le zone buie dietro le sale di lettura.
Il Black Diamond è rivestito in pietra nero e vetro, materiali che riflettono il mare ed il cielo in modo diverso rispetto a quelli circostanti.

Imateriali impiegati (pietra, legno, acciaio, vetro e cemento) sono lasciati al naturale, liberi di esprimere semplicemente le proprie caratteristiche intrinseche di luce e colore; utilizzati secondo un sapiente gioco di equilibri tra materiali caldi e freddi in modo da trasmettere sensazione di riposo e da non divenire essi stessi elementi di disturbo ed incompatibilità con le attività svolte all’interno della biblioteca stessa.
La vecchio biblioteca di Holm rimane sostanzialmente immutata. L’ interno dell’ Hansen Building è stato completamente rinnovato, mentre l’esterno è stato rivestito adattandosi alla facciata e alla geometria del Black Diamond.
Il basso edificio di cemento chiamato The Fisch che ospita quattro istituzioni, consta di due piani più il piano interrato, prende la sua forma dal luogo seguendo la curva della Christians Brygge e dell’entrata al porto.
I prospetti sono rivestiti della stessa arenaria usata per i pavimenti del Fayer e del Lending Bridge e creano un contrasta con il Black Diamand enfatizzandone l’indipendenza.
La Saren Kierkegaards Plads è la nuova piazza dell’area. Versa il Black Diamand la piazza è delimitata da cascate che con il loro suona giocano un ruolo di transizione tra la rumorosità della strada confinante ed il silenzio della biblioteca. Verso il mare invece, una scalinata interamente rivestita di legno si estende sull’intera larghezza dell’isolata.

Nella nuova biblioteca l’arte è parte integrante dell’architettura. Cinque artisti sono chiamati a lavorare per rivestire con le loro opere il Lending Department Bridge, The Fisch,
la Qeen’s Hall e la Soren Kierkegaards Plads.

COPENHAGEN – Indre By

Danish Design Centre
Uffici – Spazi
espositivi, 1998- 2000

Henning Larsens Tagnestue ho vinto, nel 1994, il primo premio del concorso per la realizzazione del nuovo Centro del Design Danese, con uffici e spazi espositivi.
L’edificio è stato realizzato tra il 1998 e il 2000, ed ha una estensione di circa 3.500 ~
Localizzato nel centro di Copenaghen il Centro del Design e diviso in due grandi blocchi: cinque piani costruiti in affaccio su H C Andersen Boulevard e due piani costruiti nel cortile interno.
I piani sono connessi tra loro da un gronde atrio centrale.
La facciata dell’edificio su H.C. Andersen Boulevord è ritmata dalla struttura portante, visibile dall’interno grazie all’ampia parete vetrata.
La parete vetrata è di tipo ventilato; durante i mesi estivi la apertura e la chiusura automatizzata delle vetrate garantiscono il raffreddamento e lo ventilazione. I vetri insonorizzanti diminuiscono il rumore del traffico.
L’atrio d’ingresso, caratterizzato dalla scalinata principale di accesso ai piani e dagli ascensori, contiene anche un negozio e un caffè.
La galleria delle esposizioni è localizzata di fronte all’atrio.
Al secondo piano è posta un’ampia salo conferenze e spazi addizionali per le nostre. Sul ballatoio interno affacciato sull’atrio è possibile allestire ulteriori spazi per mostre.
Ai restanti piani sono localizzati gli uffici del Centro Danese per il Design.

Dal terrazzo posto all’ultimo piano è possibile ammirare una magnifica vista sui giardini Tivoli e apprezzare lo skyline della città.
Il centro è stato costruito con sistemi prefabbricati di alta qualità e con materiali industriali di alto design.
Il calcestruzzo “crudo”, il vetro, l’acciaio e i materiali di finitura in legno di frassino trattato sono gli elementi caraterrizanti l’edificio, casi come la cura dei dettagli costruttivi.
Il grande piano terreno è pavimentato con pietra naturale spagnola e parquet di legno di frassino, che è stato usato anche per la pavimentazione dei restanti piani.
Di notte l’edificio si presenta come un elemento molto soft di cristallo illuminato.

COPENHAGEN – Christianshavn
NIELSEN+NIELSEN+NIELSEN
Sede Associazione degli Architetti Danesi
Edificio per associazioni, 1996-1998

La sede dell’Associazione degli Architetti Danesi è localizzata nell’area del porto e più precisamente si affaccia sul vecchio porto di Copenaghen.
L’ edificio è costituito da due porzioni di fabbricato principali:
un elemento sospeso in cemento verso la Strandgade e una scatola di legno verso il porto.
Lo spazio a tutta altezza tra i due blocchi contiene il sistema di collegamento orizzontale e verticale della scatola in legno, sistema costituito da una struttura inclinata realizzata in acciaio a cui si agganciano passerelle, scale ed ascensore. Un contenitore di vetro avvolge la scatola in legno, forma lo copertura e le pareti laterali dello spazio a tutta altezza tra i due blocchi e continua al di sotto del volume sospeso in cemento chiudendo, al piano terra, la facciata sulla Strandgade. Su questa strada si apre l’ingresso principale, tra le due “Scatole” in metallo che ospitano la reception, la mensa e una sala per conferenze.

Il corpo di fabbrica verso il porto ospita le organizzazioni degli architetti e la loro caso editrice. Si presenta come un raffinato ed elegante pezzo di arredamento in legno di acero ed è organizzato internamente, in base alle esigenze degli utenti, mediante partizioni verticali fisse e librerie mobili.
Su richiesta , le ripartizioni possono essere attrezzate con schermi di vetro traslucida per garantire l’isolamento visivo e acustico.
Sulla facciata verso il porto, pannelli mobili in legno consentano di regolare le condizioni termiche, l’incidenza della luce e la visione dell’esterno. La rompa originale di accesso ai docks attraversa diagonalmente la scatola in legno creando un vuoto nell’edificio che consente la visione del porto dalla Strondgade. La rampa può essere utilizzata come auditorium per conferenze e come spazio espositivo per modelli e sculture.
Il volume di cemento armato, intonacato in bianco, ospita uffici e aule del ministero degli esteri ed è collegato direttamente con un preesistente edificio d~ ministero. Verso la Strondgode, uno schermo laminato in legno sospeso davanti alla facciata la caratterizza formalmente, riporandola dalla luce del sole. Le soluzioni costruttive e tecnologiche adottate flhinimizzano il consumo di energia nell’edificio e i costi di manutenzione.

 

COPENHAGEN – Christianshavn
Unibank Office Compiex
Uffici, 1996-1998

La sede dell’Associazione degli Architetti Danesi è localizzata nell’area del porto e più precisamente si affaccia sul vecchio porto di Copenaghen.
L’ edificio è costituito da due porzioni di fabbricato principali:
un elemento sospeso in cemento verso la Strandgade e una scatola di legno verso il porto.
Lo spazio a tutta altezza tra i due blocchi contiene il sistema di collegamento orizzontale e verticale della scatola in legno, sistema costituito da una struttura inclinata realizzata in acciaio a cui si agganciano passerelle, scale ed ascensore. Un contenitore di vetro avvolge la scatola in legno, forma lo copertura e le pareti laterali dello spazio a tutta altezza tra i due blocchi e continua al di sotto del volume sospeso in cemento chiudendo, al piano terra, la facciata sulla Strandgade. Su questa strada si apre l’ingresso principale, tra le due “Scatole” in metallo che ospitano la reception, la mensa e una sala per conferenze.

 

VIAGGIO STUDIO COPENHAGEN 2001 – II itinerario

 

MALMO

Ponte sullo Stretto di Øresund

SIGURO LEWERENTZ
Cimitero est di Malmò

Il collegamento stabile tra Copenhagen e Malmo è entrato in servizio nell’anno 2000.
L’”Oresundbro Konsortiet” ha realizzato questo collegamento stradale e ferroviario di 16 km di lunghezza, che comprende un tunnel sottomarino che parte dalla cascata danese nei pressi dell’Aeroporto Internazionale di Copenhagen e riemergesu di un’isolaartificialenel mezzo dello Stretto di Oresund;
da qui parte un viadotto verso la costa svedese nei pressi di Lernacken.
L’investimento di 14,7 miliardi di DKK è finalizzato al sensibile miglioramento dei trasporti nella regionedell’Oresundcreando i fondamenti per lo sviluppo di una nuova regione transfrontaliera

 

ISHØJ
SØREN ROBERT LUND
Arken, Museum of Modem Art, 1996

La Contea di Copenhagen ha finanziato un concorso nel 1988 per la progettazione di un nuovo museo d’arte, che venne vinto da uno studente di architettura, Søren Robert Lund, che propose come luogo del museo la spiaggia, in contrasto con le regole di tutela della natura.
Nel progetto del museo ha avuto importanza centrale il desiderio di creare un’interazione tra l’edificio e il panorama costiero preesistente con le sue spiagge, i suoi porti e i suoi laghi. Nell’interpretazione del carattere di questo paesaggio la metafora del relitto è stata molto significativa per il progetto dell’edifici.
La proposta progettuale del Museo si costituisce nella logica di un concetto decostruttivista, con una dinamica e una espressione decomposta.
Un asse di 150 metri è accentuato da una parete diritta e da una curvata.
Lungo la parete diritta si sviluppa una struttura ad angolo retto con spazi espositivi, mentre la parete curva corre contro una struttura a corridoio attorno al quale si sviluppano locali multiuso, ecc.
Al forte contrasto in pianta corrispondono le grandi differenza nei soffitti e nelle altezze della costruzione e nella scelta dei materiali che indicano le varie funzioni.
Il paesaggio di Ishoj è definito dalla sua poetica rudezza; si è cercata questa caratteristica nel trattamento delle superfici del museo. Il principale materiale utilizzato è il cemento gettato in loco, accompagnato all’esterno da facciate in acciaio.
Questi materiali prosguona all’interno con pavimentazioni in cemento chiaro, travate e porte in acciaio. I giunti tra travi e porte sono a vista, insieme con i relativi bulloni ispirati alla tecnologia ottocentesca della ghisa.

 

COPENHAGEN – Frederiksberg

ERIK MØLLERS TEGNESTUE AS
Royal Veterinary – Agricultural College Lab
Edificio universitario

Il progetto per l’espansione del Royal Veterinary and Agricultural College in Copenhagen è stato pensato in maniera da relazionare tra loro i differenti edifici, preservando, tuttavia l’atmosfera del corpus, immerso nel verde.

I laboratori e l’edificio 2-74 sono divisi in cinque blocchi, connessi tra loro dagli spazi aperti.
L’edificio è arretrato rispetto al margine della strada per permettere agli alberi di trovare alloggiamento, mentre la curvatura della facciata è stata determinata dalla conformazione planimetrica del luogo.
I laboratori sono il prodotto del riflesso naturale della modularità della facciata e sono tutti organizzati, come anche gli uffici ed i supporti spaziali, intorno ad un corridoio centrale, dal quale si diparte anche tutta la circolazione verticale.

Il ritmo è dettato dalla ripetizione della griglia nodulare dei fabbricati e dalla presenza di grandi finestre quadrate. Ritmo che viene ulteriormente sottolineato dagli steli che costituiscono la struttura verticale di supporto ai balconi che si trovano lungo tutta la facciata, la quale, a sua volta, appare rivestita da sottili mattoni gialli, con una superficie di 25x5Ocm. La struttura degli elementi di facciata è in acciaio inossidabile ed è arretrata 5mm dal margine esterno.

 

COPENHAGEN – Frederiksberg

ARNE JACOBSEN
Novo Nordisk Factory
Edìficio produttivo,
1935/1969
Gli edifici della azienda farmaceutica Novo Industri furono realizzati in tempi successivi in sostituzione di edifici preesistenti.
In aggiunta a questi, Arne Jacobsen progettò i nuovi edifici costruiti tra il 1934 e il 1935, affacciati su Nordre Fasanvej. La facciata bianca, gli angoli smussati e il granito scuro del basamento rappresentano uno splendido esempio della migliore personale interpretazione del funzionalismo di Arma Jakobsen. In particolare il rivestimento in intonaco di granito scuro dà inizio alla sperimentazione di alternative all?intonaco dipinto di bianco caratteristico delle facciate della prima architettura modernista.
Da notare la cura dei dettagli nella scala antincendio posizionata entro un contenitore vetrato cilindrico.
Sempre di Jakobsen è la realizzazione del complesso per la produzione di enzimi (1961-69) situato dietro al vecchio edificio lungo la Hillerødgade, un sintetico esempio di architettura moderna dove alcuni elementi architettonici sono enfatizzati per raggiungere un valore compositivo plastico-scultoreo. Le facciate sono rivestite con pannelli di alluminio verniciato.

 

COPENHAGEN – Frederiksberg

CUBO ARKITECTER
Ampliamento scuola in Nyelondsvej
Edificio scolastico,
1998

Il progetto prevede l’ampliamento della struttura esistente attraverso la creazione di nuove auledi carattere flessibile, pensate per potere essere eventualmente ulteriormente suddivise, a seconda delle esigenze.
Tali nuovi spazi sono uniti al vecchio corpo tramite un forte elemento compositivo: il corridoio. Questo elemento di collegamento incide un profondo taglio nel complesso e ribalta l’orientamento del corpo di fabbrica originario.
Tale elemento, vero protagonista dei progetto, a tratti si palesa all’esterno, creando scorci suggestivi dall’interno verso l’esterno e, viceversa, lasciando intravedere attraverso le vetrate a tutta altezza l’attivitò interna; lo stesso elemento è pensato anche come elemento funzionale in quanto funge da convettore dei raggi solari per collaborare, in maniera passiva, al riscaldamento del complesso.

 

COPENHAGEN – Frederiksberg

ERIK MØLLERS TEGNESTUE AS
Research Lab – Pharrnaceutical University,
2000
L’architetto Kaj Gottlob disegnò il master plan dell’ University Park alla fine degli anni ’30 e i primi edifici quali il College of Dentistry e l’Anatomical Institute. ,Il nuovo Laboratorio di Ricerca per l’ Università Farmaceutica Danese progettato da E. Moller Tegnestue completa le costruzioni a nord dell’area dell’ University Park di Copenhagen seguendo le direttive del master plan originario. L’ area in oggetto funziona come elemento di transizione tra Falledparken, un ampio parco pubblico, e la città. Il nuovo Laboratorio di Ricerca si trova sul fronte del Falledparken, è di forma allungata ed ho una forte identità visuale. I 14 laboratori di ricerca sono collocati nel blocco centrale dell’ edificio dalla sezione più alta. Gli uffici e le altre funzioni si trovano nei due blocchi più bassi che abbracciano il gruppo dei laboratori su entrambi i lati. Gli atrii contengono gli elementi di distribuzione verticale e le aree di soggiorno. Da qui, punto d?incontro degli edifici, partono i percorsi di distribuzione orizzontale che seguono la forma dell’edificio. nel primo interrato si trova un importante laboratorio di ricerca.
Le installazioni tecniche sono facilmente accessibili ed ogni piano funziona indipendentemente in modo da permettere a diversi progetti di ricerca di operare contemporaneamente indisturbati. L’ edificio è rivestito da materiali che seguono la tradizione dell’ area: mattonelle scure per l’ elemento centrale dei laboratori e pietra calcareo quasi bianca per i 2 blocchi più bassi.

 

 

COPENHAGEN – Østerbro

Paustians Hus
showroom, 1986-87


L’architettura vista come punto d’incontro fra cielo e terra è la tesi fondamentale di Utzon, ma nel caso di questo edificio la fonte di ispirazione proviene dalle foreste di betulle che si trovano lungo lo Stretto di Oresund. Chi è stato in uno di questi boschi sa che i rami delle betulle si estendono dai lunghi tronchi, sottili e lisci, fino a formare un tetto orizzontale, mentre i rami superiori si innalzano verso il cielo in forme triangolari aperte.
Ma perché Utzon prende ispirazione da un bosco di spazio moderno perfettamente adattato alla situazione, betulle per un’ edificio nel porto di Copenaghen. Non si tratta d’una banale metafora, ma del desiderio di offrire al visitatore un’esperienza spaziale familiare. Proprio queste associazioni insieme a una struttura chiara e moderna, danno la precisa sensazione di trovarsi in un edificio contemporaneo.
E’ questo approccio culturale che dà all’edificio la sua identità architettonica. Un sistema di colonne e travi prefabbricate corre per tutto lo schema, con una gran varietà di altezze, campate e ritmi. Sulla facciata le colonne sono riunite in una fila, come il limitare della foresta che circonda un prato, danese. Quando entriamo ci troviamo tra gli alberi.
Un balcone basso crea un senso d’intimità, poi lo spazio si apre di colpo e le esili colonne si elevano verso la luce riflessa dai loro capitelli triangolari.
Si ha anzitutto la consapevolezza di trovarsi in uno Spazio moderno perfettamente adattato alla situazione, che soddisfa anche la sua funzione di showroom di mobili.
Ancora una volta Utzon ci dimostra che l’architettura non richiede imitazione delle forme, vecchie o nuove che siano, ma piuttosto un’interpretazione delle cose essenziali in armonia con il tempo e con lo spazio.
I suoi sistemi ad edifici aperti riflettono la capacità d’adattamento dei sistemi naturali, pur rimanendo prodotti dei metodi industriali contemporanei.
Progettati da J. Utzon con i figli Jan e Kim, sulla stessa area prospiciente l’harbour sono sorti successivamente un ristorante, un edificio per uffici ed uno Yacht Club, conferendole un carattere unitario di elevata qualità.

 

VIAGGIO STUDIO COPENHAGEN 2001 – III itinerario

COPENHAGEN – Frederiksberg
ENTASIS ARKITEKTER
Zooloaccal Gardens
Edificio di accesso, 1998

Una lunga struttura delimita Roskildevej Road.
Il nuovo edificio d’entrata allo zoo è diviso nella sua lunghezza in tre elementi spaziali: un leggero edificio vetrato per il foyer ed il centro d’informazioni; un aperto e asimmetrico cancello; un blocco scuro che ospita una libreria ed i servizi per il personale.
La scala della doppia altezza dell’arco d’entrata crea un senso di monumentalità e con le sue lineari ed inclinate pareti di legno conduce i visitatori nello zoo.

Sporgente dal retro del padiglione d’entrata c’è l’auditorium, una scura scatola di calcestruzzo.
Ad uno estremità un ritmo di impressioni inspirato a De Stijl, porta la facciata a sembrare un gigantesco quadro.
Lungo il lato, un animato schermo in cedro rosso, caratterizzato dalle sottili imposte verticali, si affaccia sul cortile dell’entrata principale.
Una bassa aula protetta dietro un ondulato muro di cemento, riduce la massa dell’edificio fino a farlo quasi sparire verso l’adiacente laghetto.

 

ROSKILDE
Museo vichingo a Roskilde
Complesso museale, 1992 (Concorso), 1997 (Realizzazione)

Costruito come ampliamento del museo giò esistente fin dal 1963 (progetto di Eric Christiar Sorensen), il. corpiesso consta di 8 edifici concepiti come unitò indipendenti, edificati su di un?isola artificiale accessibile a piedi attraverso pontili in legno che la collegano alla terra~erna.
Nonostante la forte autonomia formole, ciascun edificio si rapporto perfettamente agli altri creando un complesso organico e ben riconoscibile.
~e attivitò di ricerca e laboratorio sono tutte al piano terreno in Situazioni di completa permeobilita da parte dei visitatori. La struttura degli edifici è in legno e adotta un modulo di 180 cm. ben visibile all?interno di ogni costruzione.
I rivestimenti di facciata sono in doghe di cedro. r serra~enti adottano il legno e l?OllUm~fljo, le cancellate sono invece in acciaio gaivanizzato. Tutti i materiali esterni sono previsti per non implicare alcuna manutenzione.

THE BOAT VAROTHE SCHOOL SERVICE
1.Constructional hall1. Classroor
2.Carpentry norkshop2. Toiiet
3.Paint storage3. Storage
4.Storage
5.Forenian s pen
6.Locker-room
7.Toilets
8.Lunchroorn

Il Museo della Nave Vichinga nel suo aspetto rispecchia lo spirito degli oggetti che contiene: semplice, robusto e sincero, la sua architettura è il risultato di esigenze funzionali ed espressività visiva, realizzata con materiali naturali ed un attento senso delle proporzioni.
Una porte degli edifici è adibito olIo attività di riproduzione delle navi vichinghe ricostruite seguendo le tecniche tradizionali. Architetto del Paesaggio: Jeppe Aagoard Andersen

 

RODOVRE

ARNE JACOBSEN
Municipio – Rodovre
Municipio, 1954-56

Un edificio per uffici e una sala per consiglio municipale erano i due elementi alla base del programma per questo edificio. L’edificio per uffici ha una struttura consistente in una doppia fila di montanti e travi che sostengono la facciata continua in acciaio e vetro. La facciata continua è chiusa e serrata alle estremità da pareti in pietra.

La sala del consiglio municipale è basata sullo stesso principio, con due facciate cieche rivestite in pietra e due facciate vetrate, fra loro contrapposte. Ma qui l’impianto è ruotato in modo da risultare perpendicolare all’altro edificio, al quale è collegato da un corridoio vetrato.
Il raffinato gioco di semplicissimi effetti è chiaro muovendosi intorno all’edificio, ed è evidente nell’ingresso principale, contrassegnato da una semplice pensilina, nel foyer con una scala sospesa e leggera, e nel sobrio e preciso interno della sala del consiglio municipale.
Il municipio è privo della tradizionale monumentalità, ma possiede una discreta dignità che fa di esso una architettura esemplare.

 

RODOVRE

ARNE JACOBSEN
Bibioteca centrale – Rodovre
Biblioteca, 1969

Nella piazza dei Minicipio di Rodovre si affacciano due edifici di Arne Jacobsen: il palazzo municipale del 1955 e la biblioteca del 1969.
Si tratto di due edifici architettonicomente contrastanti: il municipio leggero e trasparente, la biblioteca pesante e chiusa.
Contrasto che appare essenzialmente architettonico più chefunzionale, specialmente nel caso della biblioteca. La facciata di marmo nera circonda i bassi locali della bibliotecacome un ininterrotto muro chiuso, con la luce che penetra dal tetto e dalla corte.
Il tetto, in corrispondenza della hall viene tagliato e traslato ad un livello superiore rompendo con il basso blocco delle stanze.
In questo modo crea una ‘lanterna’ che permette il passaggio della luce interrompendone la continuità.
La biblioteca fu uno degli ultimi lavori di architettonici di Jacobsen, che con la sua estetica semplicità ne esprime il personale stile architettonico.

 

RODOVRE

DISSIG + WEITLING a/s
Viften cultural center
Centro culturale, 1989

Qesto edificio rappresenta lo stadio finale della trilogia degli edifici di Rodovre iniziata con il municipio di Arne Jacobsen nel 1955 e proseguita con la sua biblioteca nel 1969.
Il centro culturale, come il municipio e la biblioteca, è un edificio isolato privo di forte carattere urbano. D’altra parte esso segnala chiaramente la sua funzione. Il teatro è una forma chiusa, discretamente intaccato dallo sporgenza del palcoscenico.
Sul lato opposto, l’edificio laterale rivestito di zinco a forma di ventaglio, con foyer e cafè, si apre in modo naturale sulla piazza, mentre la torre tonda delle scale rappresenta funzionalmente e espressivamente il punto cardine primario del progetto. In modo discreto il centro culturale completa la collezione.

 

BAGSERD

JORN UTZON
Chiesa di Bagsverd
Chiesa, 1969

L’edificio sorge in un sobborgo di Copenaghen su una striscia di terreno compresa tra una grande arteria e La strada di accesso ad una lottizzazione.
Utzon ha spiegato le forme della cappella con una immagine poetica del genere a lui caro e giò impiegato per illustrare la genesi del Teatro dell’opera di Sydney, collegandole ai ricordi di una notte trascorsa su una spiaggia delle isole Ua~aii ad osservare il mutare delle forme delle nubi e della luce che ne filtrava. Nella trasposizione del ricordo la spiaggia è divenuta il pavimento e le nubi la copertura del suo edificio, dando vita ad un costruzione spaziale impressionante.
Non appena varcato una delle porte lignee che immettono in una bassa anticamera, il visitatore è come risucchiato dallo sviluppo delle volte, verso la luce proveniente da un’apertura invisibile.
Si delinea quindi l’alto volume dell?cmrbiente principale, con i “cilindri” in cemento armato sovrapposti fra le facciate laterali. Il prospetto erto e duro suscita un senso di oppressione; no basta spostarsi leggermente di lato perché gli elementi che lo compongono si dispieghino in un profilo sinuoso, al quale lo semplice imbiancatuma a calce del cemento faccia a vista conferisce particolare suggestione. Come le nuvole e l’orizzonte, lo spazio che definiscono è in costante mutamento e non si lascia mai cogliere nella sua totalità.
Il linguaggio utilizzato a Bagsverd ha le proprie inconfondibili radici della tradizione scandinava
Ed è riferibile sia al progetto di Aalto per un crematorio in Danimarca che ai paesaggi in muratura
Della prima lottizzazione progettuale dello stesso Utzon.
Le volte di Bagsverd sono modellate dalla compenetrazione di cerchi teorici; le armature dei vari elementi sono modellate come porzioni di cilindri di diversi dicretri. Inoltre, mentre la sezione della cappella adatta la geometria del cerchio, la pianta della chiesa si attiene a quella del quadrato. Essa consta infatti di tre identiche unità giustapposte, corrispondenti a tre quadrati di 22 metri dilato che corrispondono ad altrettante porti del progranra dell’edificio: cappella, ambienti della parrocchia, spazi comuni.
Così come a Sydney la ricerca sulla geometria è un riflesso della passione per l’armonia che in essa, secondo Utzon, trova il suo più sicuro fondcrento.

 

KLAMPENBORG
ARNE JACOBSEN
Bellevue Beach e Complesso Bellavista
Residenze – Attrezzature per la spiaggia, 1932-34

Nell’area di fronte alla spiaggia di Bellevue a Klampenborg, a nord di Copenhagen

 

KLAMPENBORG
ARNE JACOBSEN
Bellevue Teatret e Ristorante Bellevue
Teatro- Ristorante, 1932-35

Il Bellevue Teatret fu completato nel 1935 per spettacoli nel periodo estivo. Il suo aspetto esterno comunica questa leggerezza, la quale e ancor più sottolineata dalla copertura mobile sopra le sedute, che può essere aperta in condizioni atmosferiche favorevoli, creando una condizione di teatro all’aperto. Questo progetto ha segnato l’inizio per Arne Jacobsen dell’utilizzo del legno curvato con la tecnica del vapore. L’ondulazione dello schienale delle sedie è marcata dal loro profilo verticale, ed il gioco di colori usato per posizionare le varie file è stata pensato come una sorta di riflessione della dolce onda del suono. La tenda da riparo che si appoggia alla parete del teatro e la copertura dello stesso, in combinazione con l’oscillazione dello schienale delle sedie, contribuiscono a ricreare l’atmosfera della spiaggia all’interno del teatro.

COPENHAGEN – Ne Copenhagen
C.F. MOLLER TEGNESTUE
Ne CopenhagenAmpliamento Museo Reale d’Arte
Museo, 1993 (progetto concorso), 1998 (realizzazione)

Nel 1884 il palazzo Christiansborg di Copenaghen venne completamente distrutto da un incendio, nel corso del quale andarono perdute anche parti importanti della collezione nazionale d’arte ospitata all’interno dell’edificio. Al concorso per una nuova costruzione destinata a divenire sede del Museo nazionale d’arte, risultò vincente il progetto dell’architetto Jens Vilhelm Dohlerup. Nel 1990 il ministero della cultura danese decise di realizzare l’ampliamento del museo; il relativo concorso, del 1992, venne vinto dallo studio C.F. Møller Tegnestue.
Il nuovo Museo Reale d’Arte è la conferma che lo strumento del concorso in Danimarca viene regolarmente applicato ed utilizzato divenendo così strumento di ordinario affidamento di incarico.

La proposta vincente proponeva di realizzare l’ampliamento costruendo un’ala sottile lungo tutto il prospetto nord dell’edificio preesistente, una soluzione a “sandwich”, come è stata definita. Sei anni dopo, nel 1998, veniva inaugurata l’ala dell’ampliamento. La scelta del posizionamento del nuovo corpo nella stretta striscia di terreno o nord, a ridosso del lago, è nata dalla convinzione che il corpo aggiunto non doveva né prevalere né risultare subordinato al museo esistente. Il nuovo progetto intende trasformare l’edificio museale di Dahlerup in una parte di un complesso architettonico coerente, in un esempio di linguaggio contemporaneo.
I due assi intersecati che caratterizzano la nuovo organizzazione del museo esprimono lo sforzo che così è stato compiuto. Essi corrispondono alla fenditura vetrata tra l’edificio esistente e quello nuovo – la sala detta “Panopticon”, articolata come uno strada coperta – e all’asse perpendicolare che porte dall’ingresso principale e porta, attraverso l’edificio, all’esterno nel parco retrostante.
Il movimento lungo questo asse perpendicolare è caratterizzato dalla risalita dalla piazza Georg Brandes, di fronte al museo, si prosegue oltre l’atrio attraverso nuove linee di percezione e di penetrazione e verso l’esterno nella sala “Panopticon”, collocata in senso trasversale.
La scala di marmo originale di Dahlerup, che un tempo consentiva di salire dall’atrio al secondo piano, è stata riproposta attribuendole un movimento discendente; si è raggiunto nel nuovo museo un effetto spaziale notevole.
Il nuovo ampliamento del museo è così frutto del nostro tempo come lo era l’edificio di Dahlerup all’epoca della sua realizzazione. Come è tipico nelle nuove istituzioni culturali, l’atrio èdiventato una cattedrale ove si celebrano le nozze del pubblico con l’arte, uno spazio dove ognuno può veder rispecchiati i propri interessi culturali.

Ordine architetti di como