Copenhagen 3 | Ordine Architetti di Como
Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori della Provincia di Como
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Copenhagen 3


VIAGGIO STUDIO COPENHAGEN 2001 – III itinerario

 

COPENHAGEN – Frederiksberg
ENTASIS ARKITEKTER
Zooloaccal Gardens
Edificio di accesso, 1998

Una lunga struttura delimita Roskildevej Road.
Il nuovo edificio d’entrata allo zoo è diviso nella sua lunghezza in tre elementi spaziali: un leggero edificio vetrato per il foyer ed il centro d’informazioni; un aperto e asimmetrico cancello; un blocco scuro che ospita una libreria ed i servizi per il personale.
La scala della doppia altezza dell’arco d’entrata crea un senso di monumentalità e con le sue lineari ed inclinate pareti di legno conduce i visitatori nello zoo.

Sporgente dal retro del padiglione d’entrata c’è l’auditorium, una scura scatola di calcestruzzo.
Ad uno estremità un ritmo di impressioni inspirato a De Stijl, porta la facciata a sembrare un gigantesco quadro.
Lungo il lato, un animato schermo in cedro rosso, caratterizzato dalle sottili imposte verticali, si affaccia sul cortile dell’entrata principale.
Una bassa aula protetta dietro un ondulato muro di cemento, riduce la massa dell’edificio fino a farlo quasi sparire verso l’adiacente laghetto.

 

ROSKILDE
Museo vichingo a Roskilde
Complesso museale, 1992 (Concorso), 1997 (Realizzazione)

Costruito come ampliamento del museo giò esistente fin dal 1963 (progetto di Eric Christiar Sorensen), il. corpiesso consta di 8 edifici concepiti come unitò indipendenti, edificati su di un?isola artificiale accessibile a piedi attraverso pontili in legno che la collegano alla terra~erna.
Nonostante la forte autonomia formole, ciascun edificio si rapporto perfettamente agli altri creando un complesso organico e ben riconoscibile.
~e attivitò di ricerca e laboratorio sono tutte al piano terreno in Situazioni di completa permeobilita da parte dei visitatori. La struttura degli edifici è in legno e adotta un modulo di 180 cm. ben visibile all?interno di ogni costruzione.
I rivestimenti di facciata sono in doghe di cedro. r serra~enti adottano il legno e l?OllUm~fljo, le cancellate sono invece in acciaio gaivanizzato. Tutti i materiali esterni sono previsti per non implicare alcuna manutenzione.

THE BOAT VAROTHE SCHOOL SERVICE
1.Constructional hall1. Classroor
2.Carpentry norkshop2. Toiiet
3.Paint storage3. Storage
4.Storage
5.Forenian s pen
6.Locker-room
7.Toilets
8.Lunchroorn

Il Museo della Nave Vichinga nel suo aspetto rispecchia lo spirito degli oggetti che contiene: semplice, robusto e sincero, la sua architettura è il risultato di esigenze funzionali ed espressività visiva, realizzata con materiali naturali ed un attento senso delle proporzioni.
Una porte degli edifici è adibito olIo attività di riproduzione delle navi vichinghe ricostruite seguendo le tecniche tradizionali. Architetto del Paesaggio: Jeppe Aagoard Andersen

 

RODOVRE

ARNE JACOBSEN
Municipio – Rodovre
Municipio, 1954-56

Un edificio per uffici e una sala per consiglio municipale erano i due elementi alla base del programma per questo edificio. L’edificio per uffici ha una struttura consistente in una doppia fila di montanti e travi che sostengono la facciata continua in acciaio e vetro. La facciata continua è chiusa e serrata alle estremità da pareti in pietra.

La sala del consiglio municipale è basata sullo stesso principio, con due facciate cieche rivestite in pietra e due facciate vetrate, fra loro contrapposte. Ma qui l’impianto è ruotato in modo da risultare perpendicolare all’altro edificio, al quale è collegato da un corridoio vetrato.
Il raffinato gioco di semplicissimi effetti è chiaro muovendosi intorno all’edificio, ed è evidente nell’ingresso principale, contrassegnato da una semplice pensilina, nel foyer con una scala sospesa e leggera, e nel sobrio e preciso interno della sala del consiglio municipale.
Il municipio è privo della tradizionale monumentalità, ma possiede una discreta dignità che fa di esso una architettura esemplare.

 

RODOVRE

ARNE JACOBSEN
Bibioteca centrale – Rodovre
Biblioteca, 1969

Nella piazza dei Minicipio di Rodovre si affacciano due edifici di Arne Jacobsen: il palazzo municipale del 1955 e la biblioteca del 1969.
Si tratto di due edifici architettonicomente contrastanti: il municipio leggero e trasparente, la biblioteca pesante e chiusa.
Contrasto che appare essenzialmente architettonico più chefunzionale, specialmente nel caso della biblioteca. La facciata di marmo nera circonda i bassi locali della bibliotecacome un ininterrotto muro chiuso, con la luce che penetra dal tetto e dalla corte.
Il tetto, in corrispondenza della hall viene tagliato e traslato ad un livello superiore rompendo con il basso blocco delle stanze.
In questo modo crea una ‘lanterna’ che permette il passaggio della luce interrompendone la continuità.
La biblioteca fu uno degli ultimi lavori di architettonici di Jacobsen, che con la sua estetica semplicità ne esprime il personale stile architettonico.

 

RODOVRE

DISSIG + WEITLING a/s
Viften cultural center
Centro culturale, 1989

Qesto edificio rappresenta lo stadio finale della trilogia degli edifici di Rodovre iniziata con il municipio di Arne Jacobsen nel 1955 e proseguita con la sua biblioteca nel 1969.
Il centro culturale, come il municipio e la biblioteca, è un edificio isolato privo di forte carattere urbano. D’altra parte esso segnala chiaramente la sua funzione. Il teatro è una forma chiusa, discretamente intaccato dallo sporgenza del palcoscenico.
Sul lato opposto, l’edificio laterale rivestito di zinco a forma di ventaglio, con foyer e cafè, si apre in modo naturale sulla piazza, mentre la torre tonda delle scale rappresenta funzionalmente e espressivamente il punto cardine primario del progetto. In modo discreto il centro culturale completa la collezione.

 

BAGSERD

JORN UTZON
Chiesa di Bagsverd
Chiesa, 1969

L’edificio sorge in un sobborgo di Copenaghen su una striscia di terreno compresa tra una grande arteria e La strada di accesso ad una lottizzazione.
Utzon ha spiegato le forme della cappella con una immagine poetica del genere a lui caro e giò impiegato per illustrare la genesi del Teatro dell’opera di Sydney, collegandole ai ricordi di una notte trascorsa su una spiaggia delle isole Ua~aii ad osservare il mutare delle forme delle nubi e della luce che ne filtrava. Nella trasposizione del ricordo la spiaggia è divenuta il pavimento e le nubi la copertura del suo edificio, dando vita ad un costruzione spaziale impressionante.
Non appena varcato una delle porte lignee che immettono in una bassa anticamera, il visitatore è come risucchiato dallo sviluppo delle volte, verso la luce proveniente da un’apertura invisibile.
Si delinea quindi l’alto volume dell?cmrbiente principale, con i “cilindri” in cemento armato sovrapposti fra le facciate laterali. Il prospetto erto e duro suscita un senso di oppressione; no basta spostarsi leggermente di lato perché gli elementi che lo compongono si dispieghino in un profilo sinuoso, al quale lo semplice imbiancatuma a calce del cemento faccia a vista conferisce particolare suggestione. Come le nuvole e l’orizzonte, lo spazio che definiscono è in costante mutamento e non si lascia mai cogliere nella sua totalità.
Il linguaggio utilizzato a Bagsverd ha le proprie inconfondibili radici della tradizione scandinava
Ed è riferibile sia al progetto di Aalto per un crematorio in Danimarca che ai paesaggi in muratura
Della prima lottizzazione progettuale dello stesso Utzon.
Le volte di Bagsverd sono modellate dalla compenetrazione di cerchi teorici; le armature dei vari elementi sono modellate come porzioni di cilindri di diversi dicretri. Inoltre, mentre la sezione della cappella adatta la geometria del cerchio, la pianta della chiesa si attiene a quella del quadrato. Essa consta infatti di tre identiche unità giustapposte, corrispondenti a tre quadrati di 22 metri dilato che corrispondono ad altrettante porti del progranra dell’edificio: cappella, ambienti della parrocchia, spazi comuni.
Così come a Sydney la ricerca sulla geometria è un riflesso della passione per l’armonia che in essa, secondo Utzon, trova il suo più sicuro fondcrento.

 

KLAMPENBORG
ARNE JACOBSEN
Bellevue Beach e Complesso Bellavista
Residenze – Attrezzature per la spiaggia, 1932-34

Nell’area di fronte alla spiaggia di Bellevue a Klampenborg, a nord di Copenhagen

 

KLAMPENBORG
ARNE JACOBSEN
Bellevue Teatret e Ristorante Bellevue
Teatro- Ristorante, 1932-35

Il Bellevue Teatret fu completato nel 1935 per spettacoli nel periodo estivo. Il suo aspetto esterno comunica questa leggerezza, la quale e ancor più sottolineata dalla copertura mobile sopra le sedute, che può essere aperta in condizioni atmosferiche favorevoli, creando una condizione di teatro all’aperto. Questo progetto ha segnato l’inizio per Arne Jacobsen dell’utilizzo del legno curvato con la tecnica del vapore. L’ondulazione dello schienale delle sedie è marcata dal loro profilo verticale, ed il gioco di colori usato per posizionare le varie file è stata pensato come una sorta di riflessione della dolce onda del suono. La tenda da riparo che si appoggia alla parete del teatro e la copertura dello stesso, in combinazione con l’oscillazione dello schienale delle sedie, contribuiscono a ricreare l’atmosfera della spiaggia all’interno del teatro.

COPENHAGEN – Ne Copenhagen
C.F. MOLLER TEGNESTUE
Ne CopenhagenAmpliamento Museo Reale d’Arte
Museo, 1993 (progetto concorso), 1998 (realizzazione)

Nel 1884 il palazzo Christiansborg di Copenaghen venne completamente distrutto da un incendio, nel corso del quale andarono perdute anche parti importanti della collezione nazionale d’arte ospitata all’interno dell’edificio. Al concorso per una nuova costruzione destinata a divenire sede del Museo nazionale d’arte, risultò vincente il progetto dell’architetto Jens Vilhelm Dohlerup. Nel 1990 il ministero della cultura danese decise di realizzare l’ampliamento del museo; il relativo concorso, del 1992, venne vinto dallo studio C.F. Møller Tegnestue.
Il nuovo Museo Reale d’Arte è la conferma che lo strumento del concorso in Danimarca viene regolarmente applicato ed utilizzato divenendo così strumento di ordinario affidamento di incarico.

La proposta vincente proponeva di realizzare l’ampliamento costruendo un’ala sottile lungo tutto il prospetto nord dell’edificio preesistente, una soluzione a “sandwich”, come è stata definita. Sei anni dopo, nel 1998, veniva inaugurata l’ala dell’ampliamento. La scelta del posizionamento del nuovo corpo nella stretta striscia di terreno o nord, a ridosso del lago, è nata dalla convinzione che il corpo aggiunto non doveva né prevalere né risultare subordinato al museo esistente. Il nuovo progetto intende trasformare l’edificio museale di Dahlerup in una parte di un complesso architettonico coerente, in un esempio di linguaggio contemporaneo.
I due assi intersecati che caratterizzano la nuovo organizzazione del museo esprimono lo sforzo che così è stato compiuto. Essi corrispondono alla fenditura vetrata tra l’edificio esistente e quello nuovo – la sala detta “Panopticon”, articolata come uno strada coperta – e all’asse perpendicolare che porte dall’ingresso principale e porta, attraverso l’edificio, all’esterno nel parco retrostante.
Il movimento lungo questo asse perpendicolare è caratterizzato dalla risalita dalla piazza Georg Brandes, di fronte al museo, si prosegue oltre l’atrio attraverso nuove linee di percezione e di penetrazione e verso l’esterno nella sala “Panopticon”, collocata in senso trasversale.
La scala di marmo originale di Dahlerup, che un tempo consentiva di salire dall’atrio al secondo piano, è stata riproposta attribuendole un movimento discendente; si è raggiunto nel nuovo museo un effetto spaziale notevole.
Il nuovo ampliamento del museo è così frutto del nostro tempo come lo era l’edificio di Dahlerup all’epoca della sua realizzazione. Come è tipico nelle nuove istituzioni culturali, l’atrio èdiventato una cattedrale ove si celebrano le nozze del pubblico con l’arte, uno spazio dove ognuno può veder rispecchiati i propri interessi culturali.

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