Madrid 2 | Ordine Architetti di Como
Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori della Provincia di Como
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Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori della Provincia di Como

Madrid 2


VIAGGIO STUDIO MADRID 2002 – Itinerario II

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MADRID – Carabanchel

FRANCISCO RODRIGUEZ DE PARTEARROJO
Biblioteca La Latina
Biblioteca, 1990-92

Con la sua chiara organizzazione e lo sua architettura autonoma, la biblioteca domina un importante angolo di quartiere: l’area ad essa circostante, disegnata con estrema cura, prevede l’utilizzo di piani a verde con sedute per il relax. La semplice pianta triangolare di quest’edificio permette un facile controllo dei movimenti che avvengono al suo interno da parte di un bancone centrale, mentre il suo accesso avviene su un solo lato del triangolo; ascensori e scale si arrampicano, entro un piccolo vuoto, sul lato dell’asse di circolazione. Al piano terreno è stata collocato una sala di lettura, la cui parete curva crea una leggera transizione nei pressi dell’angolo acuto.

Il cuore dell’edificio risulta essere rivestito in mattoni, con una serie di inserti vetrati che creano effetti di tagli di luce sulle scale. La chiara e sintetica organizzazione planimetrica di questa libreria si riflette anche nella sezione verticale che risulta essere molto curata nella scelta dei materiali: lastre di pietra la rivestono e alloggiano, a loro volta, delle fasce vetrate profondamente incassate. Frangisole in alluminio posizionati sul perimetro dell’edificio proteggono da riflessi indesiderati, mentre un lucernario lascia permeare dentro il cuore dell’edificio la luce diurna.

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MADRID – Villaverde

ALBERTO CAMPO BAEZA
Escuole de la Republica de Brasil
Scuola, 1983-85

Esempio dell’architettura ascetica, minimalista e compositiva di Campo Baeza, che raggiunge in questa opera una completa espressione.

Astraendosi da un contesto periferico privo di riferimenti, il padiglione integra il complesso scolastico già esistente e si configura come un oggetto autonomo retto da un sistema compositivo in cui l’essenzialità e l’economia dei mezzi espressivi sono motivo di qualificazione spaziale. La linearità dell’impianto, dettata dalla successione delle aule rivolte a mezzogiorno, è interrotto dall’espansione del vestibolo che spezza la compattezza della superficie in mattoni e si manifesta attraverso un volume cilindrico di vetrocemento, sorta di scatola luminosa dove vengono ospitati i servizi e la scala principale celata dalla griglia astratta della grande struttura di sostegno.

Le classi si aprono a sud. la Hall è il centro dell’edificio.

Superficie : 1800 mq.

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MADRID – Centro

ALBERTO CAMPO BAEZA
Tienda de Jesus del Pozo

Negozio, 1988

E’ questo un lavoro inusuale per l’architetto madrileno, che si è sempre dedicato sia alla sfera dell’edilizia pubblica, soprattutto scolastica, che a quella privata delle case unifamiliari. Campo Baeza è tuttavia riuscito a trasferire in questo piccolo spazio tutta l’essenzialità e l’eleganza che da sempre contraddistinguono i suoi lavori.

Un imponente portale dal grosso spessore lasciato fluttuare nell’apertura preesistente come una massa autonoma, conferisce all’ingresso di questo negozio un’accentuata tridimensionalità; la finestra orizzontale posta al suo interno all’altezza dello sguardo dei passanti, sottolinea ulteriormente la volontà di trasformare questo portoncino metallico in un vero e proprio muro semovente, che riprende concettualmente la forza del suo fare progettuale basato sull’utilizzo di grandi campiture murarie.

Lo spazio interno risulta, invece, alquanto suggestivo grazie alla presenza di specchi collocati sulle pareti longitudinali e al soffitto nero, affollato di piccoli puntini luminosi, come un grande cielo stellato.

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MADRID – Retiro

ANGEL FERNANDEZ ALBA
Serra d’esposizione del Real Jardin Botanico
Serra, 1991-93

Contiene più di 1200 piante e rappresenta il frutto del lavoro congiunto di architetti, botanici, giardinieri, consulenti energetici e ingegneri.

Il corpo centrale dell’edificio è organizzato per tre condizioni climatiche differenti: zona deserto, zona sub-tropicale o temperata e tropicale. L’ingresso principale è situato a ovest della serra; all’estremo opposto c’è una connessione con la serra esistente. L’edificio è orientato E-0 per raggiungere il massimo del soleggiamento.

La copertura è dotata di un sistema di oscuramento automatico concepito per compensare le oscillazioni temiche interne e l’eccessiva luce solare. Il sistema di climatizzazione è dotato di pannelli solari situati nella parte superiore della serra e di una grande quantità di acqua raccolta al di sotto dei percorsi pedonali che mantiene la temperatura adeguata.

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MADRID – Retiro

RAFAEL MONEO
Reforma del Museo Thyssen-Bornemisza
Museo, 1989-92

Il Palazzo di Villahermosa fu costruito nella seconda metà del XVIII sec. su richiesta di Alessandro Pico della Mirandola e seguendo il progetto dell’arch. Francisco Sanchez. Con la riforma ad opera di A.L. Aguado, l’edificio in oggetto consolidò la tipologia della sua facciata, mentre le piante subirono una radicale trasformazione: dopo la Guerra d’Indipendenza, infatti, venne cambiato l’orientamento del suo accesso principale, il quale trovò nuova collocazione a Nord e solo dopo aver attraversato un ampio giardino. Purtroppo il nuovo corpo, internamente svuotato per poi essere tripartito, sembra non trovare valido riscontro con la rigidità geometrica della facciata.

Durante gli anni ’40 si installò nel palazzo una succursale bancaria che, nel 1973, realizzò una profonda trasformazione dell’edificio: venne regolarizzato il sistema dei muri interni, si modificò la copertura e si realizzò un patio coperto davanti all’ingresso, mantenuto sempre a Nord. A seguito di una grave crisi finanziaria del gruppo bancario, il palazzo divenne edifico di una certa importanza per il governo spagnolo e venne destinato a museo: si mantenne l’ingresso principale nella facciata Nord, alla quale si fece corrispondere, internamente, una galleria illuminata zenitalmente. In tal modo si è voluto rispettare il più possibile sia la facciata esistente che la contenuta geometria di base del Palazzo Villahermosa.

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MADRID – Salamanca

E. ALVAREZ-SALA, C. RUBIO, C. RUIZ-LARREA
Oficinas de Alcalà Galiano
Uffici, 1990-91

II piccolo edificio amministrativo è posto in uno spazio vuoto al centro di un isolato. Ai livelli interrati l’autorimessa occupa tutto il lotto; da qui parte il muro di fondo dei servizi e i 2 muri di contenimento. L’intenzione del fuori terra è anch’essa quella di coprire idealmente tutto il lotto: grazie alla facciata completamente vetrata la spazialità interna scorre verso l’esterno prendendo possesso del vuoto.

In pratica la quarta facciata degli uffici è quella dell’edificio di fronte. L’idea del progetto è nella facciata che, con un’ingegnosa soluzione strutturale, è stata realizzata come una gigantesca trave che sostiene tutti i piani appoggiandosi, al primo piano, solo su due muri laterali, senza pilastri intermedi. Leggerezza e rigore sono il frutto di una sofisticazione costruttiva che tende a sottrarre, limitare, semplificare.

La facciata è un quadrato di 12 x 12 metri, formato da 16 quadrati di 3 x 3 mt. Tutti i servizi, ridotti a dimensioni minime, sono posti linearmente contro il muro di fondo, liberando a ogni piano un grande ambiente unico.

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MADRID – Ciudad Universitaria

JOSE’ IGNACIO LINASAZORO
Biblioteca Universitaria
Biblioteca,1989-94

Volutamente ermetico, l’edificio quasi non rivela il suo contenuto all’esterno. La vicinanza dell’autostrada da un lato e il vasto panorama dall’altro hanno condizionato la soluzione progettuale dell’edificio in cui convivono spazi raccolti, destinati allo studio e alla lettura e grandi aperture sul magnifico paesaggio circostante.

La biblioteca è organizzata secondo il modello anglosassone, con accesso diretto ai libri da parte dei lettori: la zona degli scaffali e l’area di lettura sono in stretto rapporto. Sovrapposti e non collegati tra loro troviamo l’atrio d’ingresso, la sala di lettura e l’area dei libri (uno spazio unitario alto sei piani comunicanti fra loro attraverso scale interne) e il piano della caffetteria e dell’amministrazione.

La struttura portante, impostata su una maglia di 4,5 mt. di lato, è indipendente dall’involucro esterno. La sala di lettura, vero cuore dell’edificio, è centrata su una apertura circolare inscritta nella maglia strutturale, con un soffitto in legno a cassettoni che permette alla luce di piovere dall’alto. Nella sala di lettura i lettori siedono in cerchio circondati dalle scaffalature fisse. La luce – una luce diffusa e bizantina – penetra in parte attraverso strette finestre orizzontali sopra le scaffalature e in parte dall’alto attraverso il lucernario centrale. Al piano più alto lo spazio è invertito, chiuso all’interno e aperto all’esterno sullo splendido panorama.

All’esterno l’uso del mattone, materiale principiale anche degli edifici universitari circostanti, è un omaggio a questi ultimi, oltre a simboleggiare la stabilità e la durata che si addicono alla funzione istituzionale dell’edificio.

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MADRID – Majadahonda

JAVIER BELLOSILLO
Escuole da Musica
Scuola di Musica, 1991-96

La scuola di musica sembra sorgere bruscamente dal terreno, come una specie di organismo “mostruoso” a lungo nascosto: la frattura degli elementi dell’edificio acquista infatti una potenza esagerata, in contrasto assoluto con gli edifici circostanti che, al contrario, risultano senza vita.

La parete di cemento armato a vista che racchiude i blocchi di vetrocemento si combina con l’acciaio ossidato costituendo una composizione di tipo decostruttivista. La bravura di Bellosillo, come per gli uffici Tesauro, è stata quella di rompere in maniera brutale le parti costituenti il progetto mantenendo, al contempo, una sequenza logica degli spazi.
I percorsi di distribuzione interna si sviluppano lungo una spina centrale lungo la quale si distribuiscono le classi: un cilindro posto nella parte Sud dell’edificio alloggia la sala del seminario, mentre l’auditorium inclinato sfonda la suddetta spina nella sua parte Nord-Est, nelle prossimità una cascata d’acqua. L’accesso avviene attraverso una porta d’acciaio pivotante ed è perpendicolare alla spina stessa. Le finiture interne riprendono l’immagine post-industriale dell’esterno accompagnandosi ai pavimenti in granito grigio e alle pareti in stucco cerato scuro e acciaio verniciato.

Bellosillo descrive l’edificio come l’inferno: la luce diffusa che muta col variare delle prospettive, e allo stesso tempo connette le esperienze spaziali, però, fa pensare più ad una luce celestiale che infernale.

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MADRID – San Fernando de Henares

EMILIO TUNON e LUIS MORENO MANSILLA
Piscina municipale, 1994-98

La piscina municipale di San Fernando de Henares esplora le risorse relative alla leggerezza e alla trasparenza, il cui volume traforato ed esile, chiede di essere concluso da una copertura autonoma e racchiuso da una superficie avvolgente. Concepita come oggetto, con la geometria rettangolare del suo perimetro è deposta sul terreno con un’indifferenza moderna e deformata per dominare e nascondere le costruzioni esistenti.

Uno spazio interno delimitato da un “velo” traforato. Ma anche una superficie avvolgente che agisce da recettore convesso, occultando ciò che racchiude. Da un lato, l’esterno, dall’altro, l’interno: indipendenti l’uno dall’altro.
Questa autonomia fra interno ed esterno è molto evidente nella sezione: innalzato il piano orizzontale di uso delle piscine sopra il livello del terreno per motivi derivanti dalla falda freatica, questo fatto non appare raccolto né inscritto nell’ordine ripetitivo della facciata. Essa non intende offrire ulteriori momenti di connessione fra l’interno e l’esterno se non quelli strettamente necessari.

Costruita con la ripetizione di pezzi prefabbricati di cemento armato, l’attenta modulazione fra spazi pieni e vuoti esplora le possibilità di alcuni paradossi materiali: i muri vuoti, la leggerezza di ciò che è solido, il filtro della luce attraverso la massa, le variazioni di profondità e figura: questa è la sua ragione d’essere, ma anche il suo limite.
La vocazione autonoma del volume della piscina si trasferisce alla facciata, giustificandone la creazione ripetitiva, in serie e uniforme.

Tuttavia, la sua ubicazione, il fatto di mescolarsi alle costruzioni esistenti, introduce un’interferenza nella logica iniziale. Il volume perde la sua autonomia, la sua condizione di oggetto isolato. Costretta a concentrare su di sé tutta l’attenzione, la membrana avvolgente diventa superficie piana, facciata di una struttura maggiore capace di imporre una direzionalità e una frontalità non voluta.

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