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La voce della Biblioteca

(a cura di Chiara Milani)

 

MOSTRA: Il Celeste impero nelle miniature cinesi e nei libri antichi della Biblioteca comunale

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La Biblioteca di Como riserva sempre tesori sorprendenti che mostrano come la collezione civica sia stata costruita, nell’arco di tre scoli, con competenza, lungimiranza e sensibilità per la bellezza.
Tra questi tesori, quattro splendide miniature cinesi del XVIII secolo, dipinte su carta di riso e accompagnate da antichi volumi sulla civiltà cinese, sono il fulcro della mostra: Il Celeste impero nelle miniature cinesi e nei libri antichi della Biblioteca comunale, allestita nell’ambito del progetto “Scritture in Mostra” (1).
La prestigiosa raccolta di Miniature Cinesi consta di 567 dipinti a tempera policroma su carta di riso raffiguranti soggetti vari: frutti, fiori, piccoli animali, uccelli esotici e una serie di personaggi appartenuti alla famiglia imperiale cinese.
Essa proviene dalla vendita dei beni Compton (2) ed è stata acquistata dalla Biblioteca nel 1855, grazie alla donazione Ercole Silva: Girolamo Ghirlanda Silva, erede di quest’ultimo, segnalò la vendita della collezione Compton e “mostrò il desiderio che fosse acquistata per la Biblioteca con una parte del legato”.
Le miniature esposte sono accompagnate da un piccolo nucleo di libri sulla Cina presenti nei fondi antichi della Biblioteca comunale che testimoniano l’interresse dell’Occidente per gli aspetti letterari culturali, artistici, politici e sociali di una terra sorprendente il cui fascino era amplificato dalla lontananza geografica. Soprattutto sono interessanti i resoconti di viaggio scritti da mercanti e religiosi che fin dagli albori del medioevo furono i primi a raggiungere un impero di una vastità eccezionale ma molto coeso e organizzato e a delineare la Cina, detta anche Siam o China, con sempre maggior precisione nelle carte geografiche e nei portolani.
Tollerante e curiosa verso le altre culture, la Cina dalla dinastia Ming (sec. XIV) accolse viaggiatori, mercanti e missionari, permettendo di predicare e praticare il proprio culto in cambio di integrazione e scambio culturale, consentendo all’occidente una penetrazione non violenta, condotta sul piano mercantile e culturale: un esempio di integrazione dettata da forti e reciproci interessi economici. Esemplare è la vicenda del missionario gesuita Matteo Ricci, che tra i primi visse ben accetto a Pechino fondandovi, nel 1601, una chiesa cattolica. Stimato per le sue qualità di studioso e scienziato, frequentò i più alti dignitari e la corte imperiale. Le sue memorie, ancor oggi ristampate in edizione critica, sono una lettura appassionante che mi sento di proporre e consigliare (3).
La tradizione di apertura all’Occidente era ormai consolidata quando, regnante la Dinastia Qing, vennero eseguite le miniature della Biblioteca comunale che si configurano come dipinti di maniera, realizzati per il mercato europeo da pittori professionisti e testimoniano come stili, tecniche e materiali europei abbiano influenzato la pittura cinese tradizionale a partire dalla raffigurazione dei soggetti che tendono a una rappresentazione illustrativa e scientifica molto gradita in occidente.
Restano insieme evidenti, in queste splendide miniature, le principali caratteristiche della tradizione pittorica orientale, come gli sfondi monocromi senza profondità che danno risalto alla figura, talvolta con l’aggiunta di mica lucente a scopo decorativo; l’uso di foglie e polvere d’oro nel disegno e nella decorazione e i rilievi ottenuti con uno spessore di colore che si fondono mirabilmente con il gusto della committenza occidentale (4).
Tutti i dipinti sono stati montati, all’inizio del secolo diciannovesimo secolo, su cartoncini riquadrati: ora questa tecnica sta creando problemi di conservazione perché, con la perdita di umidità, la carta di riso tende a tirare negli angoli di incollatura, creando tensioni e strappi. Nonostante ciò, essi sono in buone condizioni di conservazione, i colori corposi e brillanti.
Suddivise in tre gruppi, le miniature sono state rilegate in tre grandi album: nel primo sono riunite 143 illustrazioni a piena pagina, nel secondo 184 pitture a mezza pagina e nel terzo, 240 pitture solo di fiori, a mezza pagina, con i loro nomi scritti in cinese. Sembra che siano state realizzate in momenti diversi: i 12 ritratti di personaggi della corte imperiale, sui cui abiti di vari colori sono raffigurati le nuvole e il dragone simbolo dell’impero Manciù, sono presumibilmente i più antichi e possono essere datati nell’ultimo terzo del secolo XVIII, così come le altre pitture del primo album. Le pitture di fiori e uccelli degli altri due volumi sono di datazione più incerta.
Tra gli elementi di datazione, si hanno le date delle filigrane (1816 – 1833) dei cartoncini inglesi sui quali le miniature vennero montate, e l’imperatore Ch’Ien–lug (5), dipinto nel gruppo dei dodici ritratti intorno ai cinquant’anni d’età, confrontabile quindi con la il ritratto che gli fece, a 20 anni, il pittore Giuseppe Castiglione (6).
In mostra si è scelto di esporre una miniatura rappresentativa per ogni tipologia della raccolta. Per i 12 ritratti, è stato selezionato il ritratto della moglie del Cancelliere dell’imperatore Ch’Ien-lung. Qui l’idea stereotipata della bellezza femminile ben visibile nell’incarnato e nei tratti del viso risalta sullo sfondo monocromo e senza profondità mentre la figura e la veste sono impreziositi con mica lucente. L’influenza occidentale è invece ravvisabile nell’uso del chiaroscuro utilizzato per conferire un senso di tridimensionalità e di volume ai volti e alle pieghe degli indumenti. Gli stessi accorgimenti si ritrovano nella seconda miniatura che ritrae il principe figlio dell’imperatore Ch’Ien-lung in abito da cerimonia: l’uso di polvere d’oro nel disegno e nella decorazione, insieme con i rilievi ottenuti mediante lo spessore di colore, mette in risalto pizzi o altri particolari, donando un effetto di grande freschezza e luminosità.
Anche le miniature di argomento naturalistico testimoniano quanto, nella rappresentazione della natura lo stile, le tecniche e i materiali europei abbiano influenzato la pittura cinese tradizionale con l’evidente tensione a una rappresentazione illustrativa e scientifica: le due tavole esposte, montate insieme, che riproducono nei più piccoli dettagli estremità di rami fioriti con farfalle, ne sono un perfetto esempio, insieme alla tavola che raffigura un uccello il cui piumaggio bianco e nero risalta su uno sfondo coloratissimo con fiori, piccoli frutti e insetti.
Tra i volumi che fanno da cornice allo splendore delle miniature compare l’opera: Dell’historia della China di Juan Gonzalez de Mendoza, stampata a Roma nel 1585. Il vescovo agostiniano Gonzales de Mendoza (1545-1614) si recò come ambasciatore di Filippo II a Pechino, visitando alcune regioni della Cina tra il 1580 e il 1583. L’opera esposta è la relazione, di sua mano, di questo viaggio. Il libro riscosse un grande successo ed ebbe molte edizioni in traduzione anche nel nostro paese. Tra i capitoli più interessanti, uno dei conclusivi: “Si tratta della grandezza, bontà, ricchezza, et fortezza del Regno della China”.
Accanto a questa, un’edizione seicentesca del più famoso rendiconto di un viaggiatore europeo giunto fino in Cina, denominata Chatai, sulle rotte commerciali dei mercanti: si tratta del Milione di Marco Polo (1254 – 1324), memoriale dettato dall’autore durante un periodo di prigionia a Rustichello Da Pisa, che lo trascrisse in lingua d’oil (7).
Il Seicento, secolo delle grani carte geografiche, degli atlanti, dei portolani più accurati, fu anche l’epoca che lasciò il maggior numero di diari e resoconti di viaggi e descrizioni dei paesi più lontani dall’Europa. Tra questi, l’opera di piccolo formato: Breve historia delle guerre seguite in questi ultimi anni tra tartari e cinesi, del gesuita Martino Martini, (Milano nel 1654), contiene una carta geografica coeva dell’Impero della Cina ed è esposta accanto al Viaggio in Siam de’ Padri Gesuiti mandati dal re di Francia all’Indie e alla China (Milano 1693). Si tratta di un volumetto in piccolo formato che ne testimonia il successo editoriale motivato dalla curiosità del grande pubblico verso costumi, storia e scienza di terre lontane delle quali si incominciavano a conoscere e ad ammirare aspetti complessi e inconsueti. Completa la serie di queste seicentine il volume: Notizie varie dell’impero della China … con la vita di Confucio il gran savio della China e un saggio della sua morale (Firenze, 1697). Un’ampia parte di questo libro è dedicata alla filosofia e al pensiero di grandi e originali pensatori orientali, nell’intendimento di cogliere somiglianze e differenze con la filosofia e la religione cristiana.
La Cina ha ispirato anche racconti che hanno arricchito il romanzo esotico, un nuovo genere letterario di grande successo: La cinese in Europa, ossia Storia d’una principessa del nostro secolo scritta da lei medesima, finzione letteraria dell’abate Pietro Chiari, stampata a Venezia nel 1783, ne è un esempio. La cinese immaginata nel romanzo è la figlia primogenita dell’imperatore di Cina, vittima degli abili raggiri dei suoi tutori europei per destinarla al trono del Celeste Impero. Scoperto l’intrigo, la protagonista fugge da Pechino per raggiungere l’Europa attraversando una Cina fiabesca e avventurosa, in parte ricalcata sul Milione di Marco Polo. Ma è il viaggio il vero protagonista di questo libro dell’abate Chiari scritto in riposta alla crescente richiesta dei lettori settecenteschi che ricercavano un esotismo di maniera che rispondesse ad un Oriente immaginifico e misterioso, luogo di fiabeschi accadimenti.
Per l’Ottocento, si è scelto di mostrare un’opera storica: La Cina, di Daniello Bartoli (Ancona nel 1843). Storiografo della Compagnia del Gesù, il Bartoli (1608-1685) pubblicò la storia delle missioni di quest’ordine in quattro tomi: uno di essi è dedicato alle missioni in Cina.
Chiudono questa rassegna due libri contemporanei, scelti perché belli e originali: Cina, carnet di viaggio, di Stefano Faravelli (8) e: La Cina. Le arti e la vita quotidiana viste da padre Matteo Ricci e altri missionari gesuiti (9).Chiara Milani(1)  L’esposizione rappresenta l’ultimo evento di una serie di piccole ma prestigiose mostre che hanno costituito il nucleo portante del progetto “Scritture in mostra”, finanziato dalla Fondazione CARIPLO e dalla Fondazione Vodafone Italia, nell’ambito del bando: “Favorire la coesione  e l’inclusione sociale mediante le biblioteche di pubblica lettura”. Partner di questo progetto biennale sono il Comune di Como con la Biblioteca comunale, i comuni di Figino, Arosio e Ponte Lambro con le loro biblioteche, ASPEM (Associazione culturale paesi emergenti), Coordinamento comasco per la pace, ACLI, Regione Lombardia e Provincia di Como.(2)  George Ferrars, terzo Marchese di Townshend, cambiò nome in Lord Compton quando venne in Italia travolto alla Corte di Londra da un grave scandalo. Persona ombrosa, giunse a Blevio nel 1824, ritirandosi a Villa Belvedere dove possedeva una fornitissima biblioteca. Gli autori dell’epoca lo dipingono come un bibliofilo intento a trascorrere le giornate tra i libri raccolti nei suoi viaggi nel continente asiatico. Alla sua morte, nel 1855, si persero notizie sulla composizione complessiva della biblioteca, sembrata e venduta a pezzi singoli. E’ certo  che i dipinti giunsero in Europa via India, dove il Compton era stato e dove forse li acquistò.(3)  Matteo Ricci. Entrata in China de’ Padri della Compagnia del Gesù: 1582-1610. Volgarizzazione di Antonio Sozzini. Introduzione di Joseph Shis e Carlo Laurenti. Roma, Paoline ed., 1983.
Imperatori e mandarini: estratti della Storia dell’introduzione del cristianesimo in Cina. Scritti di Matteo Ricci. A cura di Gino Nebiolo. Torino, SEI ed. 1981.
Matteo Ricci. Lettere dalla Cina: 1584-1608. Introduzione di Jacques Gernet. Ancona, Transeuropa ed., 1999.
Michela Fontana. Matteo Ricci: un gesuita alla corte dei Ming. Milano, Mondadori ed, 2005.
Paul Dreyfus. Matteo Ricci: uno scienziato alla corte di Pechino. Cinisello Balsamo, ed. San paolo, 2006.(4)  Notizie tratte dall’articolo di Alfredo Melani. Di un album cinese nella Biblioteca Comunale di Como. Il Bibliofilo, anno VII (1886) n. 11, p. 167-169.(5)  Per contestualizzare gli elementi storici e culturali accennati in questo articolo, si danno i nomi e gli estremi cronologici delle dinastie imperiali cinesi dal 1000 al 1911: Dinastia Song, 960 – 1279; Dinastia Yuan -1279-1368 (dinastia mongola); Dinastia Ming, 1368-1644 (restaurazione nazionale); Dinastia Qing, 1644-1911 (dinastia mancese).(6)  Missionario gesuita e pittore, Giuseppe Castiglione (Milano nel 1688 – Pechino nel 1766), giunse a Pechino 1715, aggiungendosi al cospicuo numero di artisti arrivati in numero in Cina nei primi del Settecento, e prese il nome cinese Lang Shi Ning (郎世寧). Al suo arrivo in Cina, il Castiglione fu subito apprezzato a corte dove iniziò ad apprendere le tecniche e lo stile pittorico cinese dell’epoca. Con gli anni il suo stile divenne una combinazione di pittura europea e cinese.(7)  Delle meraviglie del mondo per lui vedute …. [Il Milione], Venezia, 1602.(8)  (Torino, 2005)

(9)  A cura di Gianni Guadalupi, introduzione di Josef Franz Schutte, note all’iconografia di Mario Bussagli con riproduzioni di miniatura su carta di riso conservate presso la Bibliothèque Nationale di Parigi e in altre prestigiose collezioni. (Edizioni Franco Maria Ricci, 1980)

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Fontanafornt

IL TEMPLUM VATICANUM IN MOSTRASono oltre 200.000 i volumi a stampa antichi e rari custoditi nei depositi della Biblioteca comunale di Como. Opere di vari argomenti, in diversi formati, spesso illustrate, molte volte stampate in veste tipografica sobria ma non per questo meno interessanti.
La ricchezza di un fondo antico così cospicuo risiede nella sua varietà ma soprattutto nelle materie documentate che ci permettono di cogliere l’evoluzione di una disciplina attraverso i secoli, mettendo tra loro in relazione i documenti e i libri a stampa più significativi che l’attestano.
L’ampia copertura della maggior parte delle discipline testimonia anche l’attenzione e la cura dei bibliotecari che durante i tre secoli di vita della comunale di Como hanno saputo raccogliere e acquisire libri fondamentali.
Non fa eccezione a questo scenario neppure l’architettura. Anzi: essa è tra le discipline meglio rappresentate attraverso opere il cui fascino è dovuto a molteplici elementi, quali il grande formato e gli apparati iconografici.
In questi giorni, e fino alla fine del mese di gennaio, una selezione di antichi libri a stampa di architettura è in mostra al primo piano della Biblioteca comunale di Como.
Una mostra di pochi ma notevoli esemplari, che è stata ideata per contestualizzare un solo volume: Il Tempio Vaticano e la sua origine(1), dell’architetto Carlo Fontana, pubblicato Roma nel 1694. Opera di grande formato, con 79 calcografie delle quali 10 pieghevoli, il volume è stato recentemente ristrutturato grazie al prezioso contributo dell’Associazione culturale Amici dei Musei dei luoghi d’Arte e di storia di Como, presieduta da Lugi Cavadini.
Il Tempio Vaticano necessitava di un intervento sulla legatura, molto deteriorata per l’utilizzo ma soprattutto si trattava di restaurare un’edizione che è di fatto un esemplare unico perché la dedica manoscritta di Carlo Fontana lega indissolubilmente questo libro alla Biblioteca di Como. L’autografo recita: “Io sotto scritto dico che d. mio libro si ponghi nella Città di Como nelli Archivij”.
Una dedica, come una legatura particolare, la presenza di ex libris o note manoscritte o di altri elementi aggiuntivi, fanno di un’edizione un esemplare, come in questo caso.
Ma c’è di più. Carlo Fontana(2), che nel 1679 divenne architetto di San Pietro e alla morte di Bernini gli successe nelle imprese edilizie del governo pontificio, era architetto già molto noto, membro dell’Accademia nazionale di San Luca e cavaliere fin dal 1670. Venne a Como per presentare un progetto per la cupola del Duomo, i cui disegni e modelli sono conservati presso la Pinacoteca civica di palazzo Volpi. Ecco il legame con Como, che rende ancor più attuale questo restauro in vista delle celebrazioni innocenziane del 2011(3).
Il libro è dunque in mostra, corredato da fotografie delle principali fasi del restauro della legatura e delle ampie carte pieghevoli, ed esposto accanto ad un’altra opera di Carlo Fontana tratta dai depositi per questa occasione: Utilissimo trattato dell’acqua correnti diviso in tre libri…, nell’edizione romana del 1696, anch’esso esemplare perché legato insieme con due quaderni manoscritti.
Intorno a questi due esemplari del medesimo autore sono state disposte altre pregevoli opere, come il De re edificatoria libri decem … di Leon Battista Alberti, nell’edizione di Strasburgo del 1541.
Si possono vedere anche l’edizione veneziana del 1570 de I quattro libri dell’architettura di Palladio (Venezia, 1570) con Le fabbriche e i disegni di Andrea Palladio raccolti ed illustrati da Ottavio Bertotti Scamozzi, opera in 4 tomi riccamente illustrata, stampata a Vicenza nel 1796.
Accanto a queste abbiamo esposto La Regola delli cinque ordini di architettura del Vignola nell’edizione romana del 1557 e, di Sebastiamo Serlio,  Il settimo libro d’architettura … nel quale si tratta, e mettono in disegno molti nobili edificij, tanto publici, come privati …, stampato a Venezia nel 1600.
Infine è possibile ammirare la pregevole edizione di Como del 1521 dei Dieci libri di architettura del Vitruvio, per il commento e l’interpretazione dell’architetto milanese Cesare Cesariano. Anche l’edizione posseduta dalla Biblioteca comunale di Como è un esemplare unico perché presenta più di una caratteristica che lo rende tale, come le note manoscritte di due illustri rappresentanti della famiglia Giovio, Benedetto e Giovanni Battista, apposte a oltre due secoli di distanza. Un libro, il “Vitruvio del Cesariano” particolare anche per altri aspetti, come la genesi molto travagliata e … ma questa, è un’altra storia.Chiara Milani

(1) Templum Vaticanum et ipsius origo cum aedificiis maxime conspicuis antiquitus, & recens ibidem constitutis; editum ab equite Carolo Fontana deputato … ejusdem Templi ministro, atque architecto. … Romae: ex typographia Jo. Francisci Buagni, 1694. P. 32, 489, 29. Con 79 calcografie di cui 10 doppie, formato 2°.I disegni sono di Carlo Fontana con incisioni di Alessandro Specchi. Ogni libro inizia con proprio front. col testo in latino e italiano. Testo in italiano a fronte.
(2) (Rancate, 22 aprile 1638 – Roma, 5 febbraio 1714)
(3) Benedetto Odescalchi (Como, 1611 – Roma, 1689), papa Innocenzo XI
 
 
ALTRI LIBRI DI CARLO FONTANA

AcqueFontana

  • Risposta del signor Carlo Fontana alla lettera dell’illustriss. sig. Ottauio Castiglioni (In Roma: per Angelo Bernabo, 1668)
  • Discorso del cavaliere Carlo Fontana architetto sopra le cause delle inondationi del Teuere antiche, e moderne a danno della citta di Roma, e dell’insussistente Passionata fatta auanti la villa di papa Giulio 3. per riparo della via Flaminia. Dedicato all’illlustriss. e reuerendiss. sig. monsig. Lorenzo Corsini arciuescouo di Nicomedia .. (In Roma: nella Stamperia della Rev. Camera Apostolica, 1696)
  • Utilissimo trattato dell’acque correnti diviso in tre libri, nel quale si notificano le misure, ed esperienze di esse.
    I giuochi, e scherzi, li quali per mezzo dell’aria, e del fuoco, vengono operati dall’acqua … Con una esatta notizia di tutto quello, ch’e stato operato intorno alla conduttura dell’acqua di Bracciano. Il tutto con diligenza, e studio osservato, e dato in luce con le delineazioni dal cavalier Carlo Fontana … (In Roma: nella stamparia di Gio. Francesco Buagni, 1696)
    Ill. calcografiche nel testo e nelle c. di tav. disegnate dallo stesso Fontana e incise da A. Specchi.
  • DeRe Aedificatoria

  • Descrizione della nobilissima Cappella del Fonte Battesimale nella Basilica Vaticana, con la gran tazza antica di porfido coperta di metalli dorati. Delineata dal cavalier Carlo Fontana architetto supremo della Venerabile Fabrica di San Pietro, ed intagliata in rame con grandissima diligenza (In Roma: nella Stamparia di Gio. Francesco Buagni, 1697)
  • Discorso sopra l’antico monte Citatorio situato nel Campo Marzio, e d’altre cose erudite ad esso attinenti estratto da più gravi autori con l’istoria di cio che e occorso nell’inalzamento del nuovo edificio della Curia Romana e di quanto e accaduto nel ritrovamento, & alzamento della nuova colonna Antonina il tutto descritto, et ordinato dal cav. Carlo Fontana … (In Roma: nella stamperia di Giuseppe Nicolo de Martiis, appresso la Pace, 1708)
  • Discorso del Cavalier Carlo Fontana circa il Ponte della Badia situato nelle campagne fra la citta di Castro che fu demolita e la terra di Canino … (In Roma: per gl’Eredi del Corbelletti, 1711)
  • Auanzamenti di spese ottenute a causa delle riduzzioni minori delle caldare dell’edificio dell’alume situato nella Toscana antica. Il tutto descritto, et inuentato dal caualiero Carlo Fontana… (In Roma: Nella nuova Stamperia di Gioseppe Nicolo de Martiis, Presso la Pace, 1708)
  • L’ Anfiteatro Flavio descritto e delineato dal cavaliere Carlo Fontana (Nell’Haia: appresso Isaco Vaillant, 1725)
Thomso Porcacchi
LA NOBILTA’ DELLA CITTA’ DI COMO.
DESCRITTA DA THOMASO PORCACCHI DA CASTIGLIONE ARRETINO.
CON LA TAVOLA DELLE COSE NOTABILI.
IN VINETIA APPRESSO GARBRIEL GIOLITO DI FERRARII
MDLXVIIII.
Tra le molte cinquecentine che la Biblioteca comunale di Como conserva, ho scelto di segnalare un’opera senz’altro poco conosciuta, ma che ritengo incantevole per il per il ritmo narrativo, l’armonia con la quale sono accordati i contenuti e soprattutto perché essa è una fonte di grande interesse per la storia del paesaggio e del territorio di Como.
Forse questo esergo non rende giustizia a un libro complesso e delicato, quale La Nobiltà della città di Como, perché questo libro è molto di più rispetto all’esplicito intendimento descrittivo e manualistico: è l’atto d’amore di un uomo del secolo XVI per la città di Como, il suo lago e lo splendido paesaggio che corona le rive del Lario e si estende tra le colline e nei monti che lo circondano. E’ anche la testimonianza di come il lago, lo scenario circostante e la qualità del paesaggio fossero già a quel tempo famose e apprezzate in Italia e in Europa, pur presentando un aspetto molto differente rispetto alle più note immagini romantiche, a noi più consuete perché largamente divulgate.
L’autore descrive lo scenario di cui è testimone con grande freschezza e tratteggia il paesaggio umano con attenzione, così come dichiara di continuo stima e ammirazione per gli uomini che hanno da sempre compreso di abitare un luogo speciale del quale si sono presi cura forgiando, con tanto lavoro e senso del bello, un paesaggio pienamente corrispondente a un’idea estetica e civile.
I protagonisti di questa storia d’amore per paesaggio lariano sono quattro: un autore, un editore e due città, Como e Venezia.Tommaso Porcacchi (1530 c.a. – 1585), l’autore. Uomo di lettere toscano, scrittore, traduttore e redattore lavorò per i Giolito de’ Ferrari, i Guerra e i Gagliani, editori veneziani, curando per loro una decina di opere: traduzioni di classici, raccolte e florilegi di storia e geografia, biografie. Tra le opere che firmò, ricordo  Le isole più famose del mondo(1), Funerali antichi di diversi popoli et nationi(2), e infine  Paralleli e esempi simili cavati dagli storici(3), quest’ultimo per Gabriele Giolito de’ Ferrari – il secondo protagonista di questa storia – con il quale intrattenne un rapporto professionale privilegiato. Gabriele, l’editore de La Nobiltà della città di Como,  titolare di una florida impresa tipografica, è il rappresentante di un’industria vivace, capace di cogliere e creare aspettative nel pubblico dei lettori. Per Gabriele Giolito de’ Ferrari, Porcacchi curò anche una collana editoriale, la: “Collana historica de’ Greci”.
Venezia, la terza protagonista: capoluogo riconosciuto dell’editoria italiana nel Cinquecento, anche grazie alle speciali garanzie politiche e istituzionali di cui godeva, nella città della laguna, un’impresa particolare come l’editoria. Così non stupisce veder pubblicata a Venezia, nel 1569, scritta in “lingua toscana” e da un toscano, una storia di Como, che i comaschi hanno poi acquistato e apprezzato.
Infine Como, la quarta ma la vera protagonista della storia, l’unica città a cui l’eclettico Porcacchi ha dedicato un intero suo libro. Sappiamo che per comporre quest’opera soggiornò lungamente a Como, dove fu ospite di notabili della città e del lago. Non sappiamo se l’idea di questo libro fu del’aretino o dei Giolito che commissionarono quest’opera intravvedendo un buon affare, dal momento che all’epoca i comaschi non avevano provveduto a stamparsi in proprio una storia della città forgiata a guisa di guida agile e di piacevole lettura. Il punto di vista di un autore non comasco poteva forse accrescere la curiosità – e quindi le vendite – di questo libro già molo piacevole.  Ma le lodi e l’ammirazione che Porcacchi dedica a Como, alla piacevolezza della compagna circostante e alla bellezza del suo lago, sono sinceri e spassionati, così come è stata splendida l’accoglienza che i comaschi hanno riservato all’aretino loro ospite: un lungo soggiorno che gli permise di innamorarsi del lago e del paesaggio incantevole e salubre.
Con parole attuali, possiamo definire La Nobiltà della città di Como una guida storico artistica, divisa in due volumi raccolti in un solo tomo. Il primo volume è dedicato alla storia della città a partire dalle leggende sulle sue origini ma è anche una descrizione del territorio con cenni al costume e all’economia, una guida geografica e turistica e un almanacco del Gotha. Ma è soprattutto la storia di una scoperta e di una rivelazione, dell’ammirazione per il continuum tra la natura e le opere dell’uomo che solo in poche zone sirealizza, come un miracolo.
Un libro con tutti i requisiti per un buon successo editoriale, tra i quali l’aver colmato una lacuna, come ricorda nell’introduzione l’autore: “Tanto grande è la  nobiltà della vostra città, Signori Illustri, et magnanimi Decurioni, che grande ingiuria patisce, essendo tenuta, come sepolta ne’ molti volumi, e fasci di scritture, che restano ascose ne’ vostri publici archivij, senza che mai alchuno s’abbia tolto carico d’ordinarle et di metterle in luce”.
L’aretino prosegue elencando gli scrittori di cose comasche, dal Cigalini al Giovio e conclude, forse con una punta di ironia: “ Nondimeno … [le opere di questi scrittori] … restano in mano a pochi e non ricevono quella vita che darebbe vita e gloria alla patria vostra … la qual cosa tanto mi ha mosso a compassione ch’io con forse più amorevole e nobil risolutione … ho deliberato non pure scrivere, ma anchora dare in luce due miei libri, che trattano la Nobiltà della città vostra.”
L’approccio è chiaro, il messaggio anche: non una storia dotta, ma un manuale sintetico e divulgativo che pubblichiamo a Venezia, perché voi, in patria, non ne avete mai avuta l’intenzione. La scelta editoriale del piccolo formato, privo di illustrazioni, sottolinea l’intento pubblicista: il libro deve poter essere trasportato agilmente, perché può accompagnare il viaggiatore e facilmente consultato, grazie agli indici delle “cose più notabili”.  In questo modo l’edizione è leggera e i costi sono contenuti; solo qualche gradevole decorazione richiama lo stile editoriale dei Giolito, sempre accurato.
Il secondo volume estende e completa il primo, come si premura di informare l’autore: “Assai sufficientemente mi pare, magnanimi Decurioni, haver provato nel primo libro  per tutti i capi migliori la nobiltà della città di Como: di maniera che soverchio sarebbe il soggiungervi altra prova, se la descrizione del suo Lago non le accrescesse, quanto più si possa, ornamento e splendore”.
Nel descrivere i luoghi del lago Porcacchi riconosce il suo debito al “grande Giovio”: “ Nel che non nego io d’essermi servito, non pur nell’ordine, ma anchor delle parole medesime del Giovio, se non che senza obbligarmi alla pura tradottione, l’ho alterato secondo che m’ha parso; quando io molte più cose v’ho aggiunto, che nel suo libro non sono”.
La lettura di questo libro gradevole e curioso, di cui è disponile l’edizione anastatica, ha un particolare fascino dovuto all’intensità del linguaggio, all’accurata scelta dei temi trattati e al modo di argomentarli, ma anche all’armonia con la quale Porcacchi inserisce piacevoli digressioni e opinioni personali: esempio è la pagina in cui, con particolare fervore, confuta le dotte opinioni che vogliono i Plinii originari di Verona. Ma soprattutto La Nobiltà della città di Como è un testo pieno di colore, corposo, vivo che riesce a raccontare evocando immagini, come nella descrizione, in un bellissimo passo, della vegetazione lussureggiante del lago di Como: “i lauri, i mirti, in tanta copia naturalmente vi nascano, che ne formino boschi, le piante de’ melaranci, de’ limoni, et de’ cedri senza alcuna cura vi moltiplichino e si riducano a perfettione, senza che’l verno mai siano coperte…”
Pare di rivederla in tutto il suo rigoglio e nell’intensità delle sfumature, questa vegetazione paradisiaca e ci piacerebbe poter tornare a respirare gli stessi profumi che l’aretino ha sentito nell’aria di Como: “nell’una e nell’altra stagion del verno et della state temperata, soave, gioconda, et non mai punto nociva, ma sempre benigna, sana e confortativa”.(1) L’isole piu famose del mondo descritte da Thomaso Porcacchi da Castiglione arretino e intagliate da Girolamo Porro padouano con l’aggiunta di molte isole. In Venetia : appresso gli heredi di Simon Galignani, 1590. In Vinetia : appresso Giorgio Angelieri : a instantia de gli heredi di Simon Galignani de Karera, 1590.
(2) Funerali antichi di diuersi popoli, et nationi; forma, ordine, et pompa di sepolture, di essequie, di consecrationi antiche at d’altro, descritti in dialogo da Thomaso Porcacchi da Castiglione Arretino. Con le figure in rame di Girolamo Porro Padouano. In Venetia, appresso Simon Galignani de Karera, 1574.
(3) Paralleli o essempi simili di Thomaso Porcacchi cauati da gl’historici, accioché si vegga, come in ogni tempo le cose del mondo hanno riscontro, o fra loro, o con quelle de’ tempi antichi. È questa, secondo l’ordine da lui posto, la seconda gioia, congiunta all’anella della sua collana historica. In Vinegia, appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1567.Chiara Milani
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