STORIA DELL’ARCHITETTURA | Ordine Architetti di Como
Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori della Provincia di Como
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STORIA DELL’ARCHITETTURA

LE CASE PER ARTISTI SULL’ ISOLA COMACINA
A cura di Andrea Canziani e Stefano Della Torre
NodoLibri Ed. 2010, collana “Quaderni fondation montandon”
pagine 112
Formato cm 27.5, brossura filo refe
ISBN 9788871851815
architettura a zero emissioni
Agile, ricco e sfaccettato il settimo Quaderno della Fondazione Montandon dedicato alle Case per Artisti progettate da Pietro Lingeri sull’Isola Comacina.
Una raccolta di brevi saggi che ne analizzano la storia fino ad arrivare al recente restauro, ben argomentato sia riguardo ai problemi di ordine culturale che pratico. Storia che inizia nel 1921, anno in cui l’Accademia di Brera, affidataria dell’isola quando il Belgio la riconsegnò all’Italia, indisse il concorso per il Piano Regolatore. Nulla di fatto fino al 1933 quando Pietro Lingeri fu incaricato del progetto per un albergo e sei villette, simili a quelle realizzate dai razionalisti comaschi per la V Triennale. Nel 1936 fu Bottai, ministro dell’Educazione, che, sollecitando “l’adozione di coperture a tetto per rendere più efficace l’ambientamento dei nuovi edifici”, obbligò Lingeri ad un ripensamento. In un primo momento ne uscì uno sfogo provocatorio, se osserviamo come applicò all’architettura razionalista una sorta di maquillage vernacolare: coppi, comignoli, archi. Ma in seguito il progetto venne ripensato in modo tale che le forme e i materiali della tradizione locale passassero attraverso il filtro razionalista. Il confronto con la casa del 1935 di Le Corbusier, Le sextant, nella campagna di Les Mathes, condotto da Tim Benton è particolarmente interessante. Nessuno dei Cinque Punti per la nuova architettura è utilizzato, al contrario troviamo muri a secco, pali e travi di legno, tetto a doppia falda e una pianta divisa rigidamente, elementi che utilizzerà anche Lingeri, ritenendoli probabilmente sdoganati dal Maestro, oltre che legittimati da Pagano e Daniel nella mostra alla VI Triennale, L’architettura rurale nel bacino del Mediterraneo.
Le Case per artisti, come testimoniato dal libro, si inseriscono in quel filone di ricerca architettonica che prendeva le distanze dall’internazionalismo per approfondire le specificità locali, pur distinguendosi nettamente dall’architettura Beaux Arts. Il dibattito attuale non ha ancora chiuso la questione, oggetti architettonici sganciati dal territorio o “mestiere” che utilizza materiali e pratiche costruttive riconducibili a un luogo preciso?

arch. Ebe Gianotti

SCRITTI DI ARCHITETTURA – parte prima e parte seconda
Cesare Cattaneo
Archivio Cattaneo Ed. Cernobbio, 2010 – collana “I saggi”
pagine: 216 (parte prima) – pagine: 160 (parte seconda)
ISBN: 978-8890289385 (parte prima) – ISBN: 9788890289392 (parte seconda)
euro: 14,00 (parte prima) – euro: 10,00 (parte seconda)
architettura a zero emissioni
Pubblicati recentemente per le edizioni dell’Archivio Cattaneo, i due volumi “Scritti di architettura”racchiudono un materiale ricchissimo comparso finora solo su riviste e giornali d’epoca e non ancora raccolto in modo sistematico e di facile consultazione. Cesare Cattaneo, figura di punta del Razionalismo, emerge negli articoli e nelle relazioni di progetto come un vivace polemista e un intellettuale appassionato, capace di sottoporre ad analisi ogni questione inerente all’arte moderna, pensiamo allo straordinario “Giovanni e Giuseppe:dialoghi di architettura”, di cui è riportato un capitolo, quello pubblicato su Costruzioni-Casabella, insieme alla prefazione di Giuseppe Pagano che si esprimeva così “vorrei fosse letto da tutti gli architetti italiani, giovani e vecchi, funzionalisti e reazionari…è tale la serietà delle questioni trattate ed è così serena l’esposizione, così preciso il senso della misura nelle supposizioni e nei giudizi e nella enunciazione delle teorie, che il dialogo assume l’importanza di un bilancio preventivo sulla crisi del mondo moderno e sulle responsabilità dell’architettura di oggi e di domani.” Una lucidità precoce la sua, a leggere gli interventi pubblicati, non ancora laureato, sulla rivista Quadrante riguardo al nuovo accademismo architettonico e al tipo di formazione offerto dalle scuole di architettura. E un bisogno di partecipazione ai dibattiti intorno all’architettura così forte che i suoi interventi non si limitavano alle riviste nazionali di settore, Rassegna d’Architettura, Origini, Domus oltre alla già citata Costruzioni-Casabella, ma si inserivano anche a livello locale, come testimoniano le lettere indirizzate a quotidiani e riviste di Como, Brescia, Bordighera. In questa raccolta di scritti risulta evidente un altro aspetto di Cesare Cattaneo poco conosciuto, cioè la forte tensione religiosa della sua ricerca architettonica, come traspare con evidenza dal progetto della casa per la famiglia cristiana, pubblicato su Domus nel 1942, una ricerca tipologica tendente a un ideale di bellezza che si rifaceva a valori spirituali, quando prevalevano e dominavano quelli funzionali.

arch. Ebe Gianotti

BRUNATE TRA ECLETTISMO E LIBERTY. LA VILLEGGIATURA PROGETTATA DAL 1890 AL 1940
Cecilia De Carli
NODO Libri – Seconda edizione, riveduta e ampliata – Como 2009
pagine 107
ISBN: 9788871851600
euro 25,00
architettura a zero emissioni
NODO Libri pubblica la seconda edizione riveduta e ampliata del primo lavoro (edito nel 1985) di Cecilia De Carli, studio sulle architetture progettate e realizzate a Brunate tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.
L’edizione censisce ben quarantaquattro ville, analizzate in schede che documentano per ciascun edificio tipologie architettoniche, committenze, progettisti, costruttori e relativa bibliografia di riferimento.
La schedatura delle ville è preceduta da una introduzione generale che ricostruisce le mutazioni storiche delle correnti architettoniche e l’oscillazione del gusto eclettico fiorito a Brunate a cavallo del secolo, che analizza il fenomeno turistico e l’incremento edilizio che hanno portato alla “costruzione del luogo” e che inquadra la ricerca nel contesto storico e culturale, evidenziando il rilievo che la località ha goduto come centro di villeggiatura in ambito sia nazionale che internazionale.
La rinnovata veste editoriale rende gradevole la lettura; il ricco corredo iconografico a colori svela esaurientemente inquadrature, prospetti e particolari architettonici, fondanti per il lettore specialistico ma anche appassionanti per chi semplicemente cerca di carpire il fascino dell’architettura brunatese; il confronto tra fotografie moderne e illustrazioni d’epoca (cartoline, incisioni, disegni d’arte) risulta particolarmente coinvolgente.
Il rinnovato formato della pubblicazione ben si presta anche ad un’agile consultazione itinerante lungo i percorsi di visita, ben segnalati da planimetrie esplicative (attorno alla funicolare, dal centro deviando verso il Nidrino, verso il Belvedere del Pissarottino, arrivando per strada da Como, salendo a san Maurizio, ai confini di Brunate).

arch. Roberta Marelli

LA COLLINA DELLA PRIMAVERA – L’ARCHITETTURA MODERNA DI TEL AVIV
Gianluigi Freda
Franco Angeli Ed., 2011
Pagine 160
ISBN: 9788856835090
Euro 19,50
architettura a zero emissioni
Tel Aviv nel 2003 diventa Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO come città con la più alta concentrazione di architetture ispirate al Movimento moderno. Questo libro ripercorre in maniera critica i passaggi storici che hanno portato alla fondazione della città agli inizi del novecento, analizza i motivi culturali che ne hanno fatto luogo attrattore della nuova modernità di Israele, in contrapposizione a Gerusalemme – la città del tempio – identifica in Tel Aviv non solo il luogo della costruzione di una nuova città, ma anche quello della costruzione di una nuova identità del popolo ebreo.
E’ interessante capire come tutti gli architetti ebrei tornati in Israele dopo esperienze in Bauhaus, negli studi di Mendelsohn, Taut, Le Corbusier, conservino le istanze e lo spirito innovatore del movimento moderno, ma ne interpretino l’estetica adattandola alle condizioni climatiche differenti, introducendo ad esempio la scomposizione dei volumi al fine di ottenere più facciate arieggiate, o l’introduzione di profondi balconi per aumentare le zone d’ombra, venendo così a creare un linguaggio plastico degli edifici totalmente peculiare.
Un libro interessante, che racconta una storia sconosciuta ai più, attraverso sia un discorso di ampio respiro sulle radici culturali di questo fenomeno, sia analizzando in particolare le architetture ancor oggi presenti sul territorio.

arch. Ilaria Marelli

PER UN’ ARCHITETTURA COME ECOLOGIA UMANA. STUDIOSI A CONFRONTO.
SCRITTI IN ONORE DI PAOLO SOLERI

A cura di Antonietta Jolanda Lima
Jaka Book ed. 2010
formato 21×26,5, con 64 pagine a colori
pagine 304
ISBN: 978-88-16-40948-4
euro 45,00
architettura a zero emissioni
Il corposo volume, pubblicato recentemente da Jaka Book e curato da Antonietta Jolanda Lima, celebra, all’interno di un progetto culturale di più ampio respiro, il novantesimo compleanno di Paolo Soleri, l’ultimo degli utopisti del novecento e grande agitatore di temi sui quali il dibattito è appena iniziato.
Tra visionari come Le Corbusier, Fuller o Wright, la sua è stata sicuramente la figura più radicale e la personale ricerca architettonica, così intrecciata con quella filosofico-religiosa che lo ha reso il messia dell’ecologia umana ante litteram, quella che non si limita ai contesti naturali ma si occupa dell’intero ecosistema-ambiente nel quale vivono e utilizzano risorse le comunità umane, appare oggi ricca di spunti interessanti, anche per chi non condivide l’ansia di assoluto che lo ha spinto ad abbandonare negli anni sessanta l’Italia per costruire con le sue mani nel deserto dell’Arizona, insieme a un esercito di volontari, la città ideale di Arcosanti. Lo sforzo di Soleri è stato quello di considerare la città, “macchina di spiritualizzazione” per usare le sue parole, come un ecosistema organico e di opporsi alla frammentazione contemporanea, immaginandola in equilibrio con la natura ed eliminando la forzosa divisione tra architettura e urbanistica, che tanti disastri ha compiuto nelle nostre città in nome della razionalizzazione e del controllo del suo sviluppo. Il volume, che comprende anche alcuni recenti scritti inediti di Soleri, è diviso in quattro aree tematiche. I numerosi saggi indagano, nella prima, il significato teorico di un’architettura intesa come ecologia umana, propongono un interessante parallelo tra il pensiero di Paolo Soleri e quello del filosofo e paleontologo gesuita Teillhard de Chardin, e ripercorrono il secolo scorso alla ricerca di singolari prefigurazioni oggi recepite quasi universalmente, mentre nella seconda lo sguardo è centrato sul ruolo delle tecnologie a sostegno dell’ideale ecologico nella costruzione.
Gli interventi, nella terza sezione, di Renzo Piano, Tadao Ando, Mario Cucinella e Pica Ciamarra, che espongono alcuni progetti paradigmatici quali la California Academy of Sciences a San Francisco, la Shibuya Station a Tokio, il SIEEB a Pechino e la Città della Scienza a Napoli, entrano nel merito della questione cruciale, quale sia il ruolo dell’architettura quando si costruisce in modo sostenibile. Esiste il rischio che il rispetto di parametri ecologici, diventi il nuovo feticcio in grado di assolvere anche brutte architetture? Ha ancora senso parlare di architettura quando sembra che le forme debbano discendere automaticamente dalla risoluzione tecnologica di problemi energetici? Ha senz’altro ragione Cucinella quando afferma che la sostenibilità in architettura non è un’opzione, ma una condizione del progetto, ma anche quando sottolinea che la tecnologia senza un buon progetto non è nulla.
Come insegna Soleri che conferma l’architetto nel suo ruolo di supervisore umanista oltre che tecnico, in grado di progettare un futuro in cui si realizzi l’ “equilibrio tra città, abitanti e natura”, senza dimenticare il sapere e la ricchezza della disciplina che sta alle sue spalle.

arch. Ebe Gianotti

CASABELLA ANNI TRENTA – UNA “CUCINA” PER IL MODERNO
Astarita Rossano
Jaca Book Ed, 2010
pagine 320
ISBN: 978-88-16-40949-1
euro 45,00
architettura a zero emissioni
La rivista Casabella nel periodo tra le due guerre svolse una vera e propria battaglia a favore del Razionalismo, documentata da Rossano Astarita, dopo un lavoro di analisi e catalogazione dei documenti provenienti dall’archivio personale di Anna Maria Mazzucchelli, nel libro “Casabella anni trenta”, edito da Jaca Book. Il materiale conservato dalla segretaria di redazione, voluta dal direttore Giuseppe Pagano e divenuta redattrice dopo la morte di Persico (note personali di lavoro, foto, scambi epistolari e, tra le molte, anche lettere di Terragni), testimonia lo stato di una parte della cultura dell’epoca e non solo quella strettamente legata alla disciplina, se pensiamo ai contributi pubblicati sulle pagine della rivista da personaggi come Alfonso Gatto, Giolli, Argan, Ragghianti o Levi.
Astarita vede, a ragione, in Casabella il “veicolo di diffusione dell’architettura internazionale nel nostro paese e di sprovincializzazione culturale dei suoi addetti ai lavori” (oltre che il migliore manuale di architettura moderna, secondo una citazione di Enrico Mantero riportata nel testo) e la crociata per la difesa di un’architettura moderna internazionale, che rappresentava una delle poche possibilità di critica ideologica al regime fascista, veniva affrontata a suon di polemiche e dibattiti che sconfinavano in ogni ambito.
Davvero interessante l’esame delle foto, conservate nell’archivio, di parecchie opere realizzate fuori dai confini nazionali, pubblicate e non sulla rivista. E’ lì che emerge con forza la posizione tenuta da Casabella e il giudizio sui singoli architetti. Se Wright, totalmente disinteressato a ogni discorso di internazionalismo e di standardizzazione e così attento a materiali e tecniche locali, viene poco pubblicato, anche se i saggi di Argan e Giolli sulla Casa Kaufmann testimoniano la disponibilità ad aprirsi a posizioni lontane dalla linea canonica (“al di là delle idee di Wright esiste l’architettura di Wright”), Neutra invece è ampiamente valorizzato, grazie al suo richiamo alla linea di Gropius e al concetto di una architettura che si ripete uguale in ogni paese.
Molto pubblicati, oltre naturalmente ai tedeschi, sono gli architetti dei paesi scandinavi, anche per il carattere popolare e la funzione sociale delle loro opere, poco spazio alla corrente espressionista, pur non sfuggendo a Persico l’importanza di Mendelshon, parecchie foto in archivio ma quasi assente, sulla rivista, l’architettura sovietica e tanti olandesi da Brinkman e Van der Vrugt a Dudok e Oud, ma attenti a tagliare di quest’ultimo gli inizi e la “parabola discendente” non in linea con i principi razionalisti.

arch. Ebe Gianotti

ARCHITETTURA E POTERE – COME I RICCHI E I POTENTI HANNO DATO FORMA AL MONDO
Deyan Sudjic
Laterza Ed, 2011
pagine 368
ISBN: 9788842090885
euro 20,00
architettura a zero emissioni
Un libro da leggere, avvincente come una spy story, e contemporaneamente in grado di farci riflettere sul ruolo del nostro lavoro di architetti nella costruzione di identità politiche e sociali, nel bene e nel male…
Il legame tra potere e architettura parte con gli esempi più lampanti, analizzando il rapporto dei dittatori con i propri architetti, e esaminando i progetti di costruzione degli spazi monumentali della città come esempi di affermazione della propria supremazia: Hitler e i progetti di Speer per Berlino, Stalin il delirante Palazzo dei Soviet di Iofan, Mussolini e il quartiere EUR, Mao e la piazza Tienanmen, Imelda Marcos e le architetture Leandro Locsin, Saddam Hussein e la Moschea “Madre di tutte le battaglie”… e così via. L’aspetto più interessante di questa parte è senz’altro il leggere come questi progetti di autoaffermazione di un regime possano tradursi sia in opere vanamente monumentali di architetti sottomessi al dittatore, sia in un richiamo per architetti di grande levatura, affascinati dall’idea di lasciare un segno importante della loro opera (in Italia durante il fascismo lavorò la generazione più innovativa di architetti, Le Corbusier partecipò alla gara per il Palazzo del Soviet, Mies van der Rohe e Philip Johnson tentarono di inserirsi nei programmi architettonici nazisti, senza grande successo e ciò ne fece la successiva grande fortuna americana…)
La narrazione evolve poi considerando i progetti contemporanei fortemente voluti e comunque in gran parte autocelebrativi dei premier delle democrazie occidentali, dimostrando come l’architettura sia sempre considerata uno strumento per lasciare segni duraturi del proprio governo: la piramide del Louvre, la Grande Arche, la Biblioteca di Perrault, tutti voluti dalla grandeur di Mitterand, il costoso e fallimentare progetto del Millenium Dome sostenuto da Blair, l’ampia rassegna di tutti i progetti di biblioteche presidenziali americane, costruite alla fine mandato da ogni presidente per celebrarne i successi raggiunti. E in aggiunta anche progetti voluti da un intero governo come strumenti di affermazione per nazioni ancora incompiute: il parlamento di Miralles per una Scozia alla ricerca di identità e il rilancio di Bilbao come laboratorio di innovazione, segno tangibile dell’autonomia nei paesi baschi.
Dal potere politico al potere economico: Wallace Harrison e il suo legame con i Rockfeller, Renzo Piano e Gianni Agnelli, la riunificazione di Berlino con i progetti sponsorizzati da Sony e Daimler Benz, la corsa delle archistar ad accaparrarsi i lavori a Pechino e Shangai…
Senza dimenticare il potere delle istituzioni culturali: la politica economicamente disastrosa del direttore Krens di riempire il mondo di sedi del Guggenheim sempre meno musei e sempre più sculture architettoniche in se stesse (spesso mai aperte oppure chiuse dopo pochi mesi), e per finire un divertente capitolo che tocca anche il potere religioso, con i progetti di Neutra, Philip Johnson e Richard Meyer per il predicatore Schuller.
Un ottima lettura che consiglio sia a architetti sia a quanti sono interessati alle dinamiche politiche e sociologiche che stanno sullo sfondo delle grandi opere.
Unica pecca, sarebbe stato bello avere delle immagini a corredo della descrizione dei progetti, soprattutto quelli a noi meno familiari (le biblioteche dei presidenti Usa, il progetto Germania di Hitler…)

arch. Ilaria Marelli

ARCHITETTURA RAZIONALE. 1973-2008
A cura di Federica Visconti e Renato Capozzi
Clean Edizioni, 2009 – collana Architettura/teoria
pagine 232
ISBN: 9788884971425
euro 15,00
architettura a zero emissioni
Il saggio sviluppa una riflessione teorico metodologica sul significato di architettura razionale con riferimento al movimento guidato da Aldo Rossi a partire dalla mostra “Architettura razionale” alla Triennale di Milano nel 1973.
Il libro si articola in sette colloqui con protagonisti di Tendenza, esperienza legata alla mostra della XV Triennale del 1973: Carlo Aymonino, Salvatore Bisogni, Gianni Braghieri, Antonio Monestiroli, Valeria Pezza, Uberto Siola e Daniele Vitale. Le interviste riflettono su differenze e discordanze che hanno alimentato il confronto fra i protagonisti del movimento e trova convergenza unitaria circa l’interpretazione della figura di Aldo Rossi sulla scena architettonica internazionale della seconda metà del Novecento. Il testo apre ipotesi di riflessione sui fondamenti disciplinari e sul ruolo dell’architetto, aspetti da collocare al centro dell’ esperienza collettiva di impegno civile per la città contemporanea.

arch. Roberta Marelli

Ordine architetti di como